Enzo Mescalchin ha illustrato i dati del trend positivo che da anni distingue il settore biologico nella viticoltura trentina. La superficie a fine 2016 ammontava, infatti, a 825 ettari, +20% rispetto all’anno precedente, +362% rispetto al 2010. E’ stata poi la volta degli altri tecnici dell’Unità Biologica della FEM. Roberto Lucin ha riferito sull’attività di consulenza tecnica a favore del biologico effettuata sul territorio, riferendo che la situazione sanitaria delle viti biologiche risulta paragonabile alla produzione integrata. Luisa Mattedi ha illustrato le prove sperimentali condotte presso i vigneti della Fondazione Mach in tema di difesa da peronospora e oidio, confermando i buoni risultati ottenuti anche quest’anno utilizzando dosi ridotte di rame.
Sono poi seguite relazioni specifiche sul contenimento di Drosophila suzukii con l’applicazione di reti, sulle possibilità di utilizzo di una spazzolatrice meccanica per la riduzione della compattezza del grappolo, il cui prototipo è stato messo a punto dei ricercatori della Stazione Sperimentale di Laimburg, e sul controllo di Scaphoideus titanus, vettore di flavescenza dorata. Marino Gobber, infine, ha riferito sulle esperienze di una tecnica innovativa per contenere i danni da Esca, pericoloso fungo del legno che provoca la prematura morte delle viti.
Come di consueto, al termine delle relazioni i partecipanti hanno potuto visitare i vigneti sperimentali presso i quali sono state realizzate alcune delle prove presentate nella mattinata. Nel pomeriggio spazio alle prove condotte in frutticoltura biologica presso la Stazione Sperimentale di Laimburg. La giornata del biologico, infatti, nasce dalla collaborazione tra i ricercatori della FEM e i colleghi dell’Alto Adige, impegnati nella sperimentazione a favore del biologico.
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