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Una platea gremita ha inaugurato ieri mattina il nuovo ciclo delle “Lezioni di Storia”. In tanti, giovani e meno giovani, hanno affollato il Teatro Sociale di Trento per ascoltare e applaudire l’intervento di Andrea Giardina, professore di Storia romana presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, dal titolo “Orienti romani”. Un’occasione per approfondire una pagina importante di storia, ma anche e soprattutto per riflettere, prendendo spunto dall'antichità e dai millenari scambi fra Oriente e Occidente, su argomenti quanto mai attuali come il confronto fra culture apparentemente distanti e l’importanza di abbattere pregiudizi legati a razza e religione.
Le “Lezioni di Storia - otto appuntamenti che si svolgeranno fino alla fine di novembre la domenica mattina alle 11, a Trento presso il Teatro Sociale e la Sala della Filarmonica, e a Rovereto nella suggestiva cornice di Teatro Zandonai – sono firmate da Laterza e promosse da Provincia autonoma di Trento, Regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol, Comuni di Trento e Rovereto, con il sostegno di Casse Rurali Trentine, Cavit, Dolomiti Energia e la collaborazione tecnica del Centro Servizi Culturali Santa Chiara. Otto appuntamenti “originali”, come ha voluto ricordare Lodovico Steidl a nome di Laterza, creati ad hoc e diversi da quelli che la casa editrice propone in realtà come Bari e Torino. «Un evento, quello delle Lezioni, che va ad implementare ed impreziosire ulteriormente la già ricca offerta culturale del capoluogo – sono state le parole dell’assessore alla cultura del Comune di Trento, Andrea Robol - e che attraverso gli scambi che hanno caratterizzato l’asse Roma-Oriente ci permette di proiettarci sulla contemporaneità e di abbattere i pregiudizi e i timori che accompagnano tutto ciò che è nuovo e diverso».
In questo contesto si è inserito l’intervento di Giardina che, dopo aver ricordato con l’ausilio di strumenti multimediali le varie fasi che hanno caratterizzato l’Impero Romano e spiegato la complessità dei rapporti tra Oriente e Occidente, tra fascinazione e paura per un mondo lontano e proprio per questo misterioso, si è soffermato sul mito delle origini troiane e sul concetto di autocoscienza collettiva. Lo studioso ha spiegato come i romani si sentissero figli dei troiani: si trattava di fantasie, di un mito fittizio e proprio per questo, una volta radicato, molto potente.
Il fatto di dichiararsi e soprattutto ritenersi figli dei troiani, ossia profughi dell’Oriente, appariva in netto contrasto con le convinzioni degli ateniesi, che invece si consideravano figli della terra, forzando e portando cosi all’estremo il concetto di autoctonia. In quest’ottica si inserisce l’importante concetto di integrazione che per Roma – non potendo contare sulla presenza di popoli consanguinei – non passava attraverso fattori di stirpe e di sangue - ma si basava esclusivamente su concetti legati alla fedeltà, alla sottomissione e all’accettazione del ruolo e del potere di Roma. Un concetto nuovo per l’epoca di “normalizzazione dell’esotismo”, rivolto ad un mondo lontano che affascinava e intimoriva allo stesso tempo.
Domenica prossima le “Lezioni di Storia” proseguono al Teatro Zandonai di Rovereto, alle 11, con “798 d.c. - Carlo Magno e l’elefante”, relatore Franco Cardini.