di Rosaria Lucchini
Il microbiota umano: un superorganismo
Sempre più frequentemente si sente parlare di alimenti probiotici, di integratori prebiotici, di microbiota, di importanza della flora intestinale sullo stato di benessere dell’individuo umano. Ci sono studiosi che addirittura stanno raccogliendo evidenze a favore del fatto che gli abitanti del nostro intestino potrebbero essere responsabili non solo del buon funzionamento del sistema immunitario della mucosa intestinale, ma addirittura essere in grado di modulare il nostro umore.
Cosa si intende con il termine “microbiota”? Si intende l’insieme dei microrganismi che vive in simbiosi con l’uomo, sulla nostra pelle, nelle nostre mucose, nel nostro intestino e ci protegge da numerose malattie. Il microbiota è un mondo vasto e complesso. È costituito da batteri, funghi, virus, protozoi. Rob Knight, professore presso University of Colorado, da anni impegnato a studiare questo incredibile universo, sostenitore del progetto sul microbioma umano, afferma che i microbi nostri ospiti sono almeno dieci volte le nostre cellule. Grazie a questo progetto, avviato nel 2008 negli Stati Uniti e approdato anche in Italia quest’anno, è stato possibile isolare più di 1.300 specie batteriche. Si è così scoperto che i microbi che noi ospitiamo sono molti di più di quelli che siamo in grado di coltivare in laboratorio: un grammo di contenuto intestinale contiene circa 1 miliardo di batteri! Gli studi scientifici dell’ultimo decennio stanno dimostrando che la maggior parte dei batteri non provoca malattie, anzi! La ricerca sta cercando di spiegarci proprio come e perché i batteri che ci colonizzano sono essenziali per il nostro benessere.
Tabella
Distribuzione delle specie microbiche note nei diversi distretti del corpo umano
Organo-apparato | Numero approssimato di specie microbiche |
Bocca, faringe e apparato respiratorio | 600 e più |
Stomaco | 25 |
Intestino | 500-1.000 |
Pelle | 1000 |
Tratto uro-genitale | Almeno 60 |
Tratto da Human Microbiome Project, National Institutes of Health USA (2015)
Ogni persona ha una composizione distinta e altamente variabile di microrganismi intestinali, sebbene vi sia un nucleo fisso di microrganismi comune a tutti gli individui. La composizione dei microrganismi viene chiamata microbiota, mentre la totalità dei geni del microbiota è chiamata microbioma. I geni del microbioma intestinale superano di circa 150 volte il numero dei geni del corpo umano.
Il superorganismo, che pesa circa un chilo e mezzo, svolge funzioni essenziali per l’uomo, per esempio rende disponibili alcuni elementi nutritivi; sintetizza alcune vitamine; contribuisce nella regolazione della peristalsi (il movimento dell’intestino utile alla progressione del contenuto e alla formazione ed espulsione delle feci).
Il tutto è possibile perché c’è un continuo dialogo tra le nostre cellule e la comunità microbica che ospitiamo, una relazione talmente efficace, capace di influenzare fortemente il nostro stato di salute. Scoperte pionieristiche rese possibili dalle tecnologie di ultima generazione, dimostrano che il microbiota ha un ruolo attivo in importanti funzioni vitali, come la digestione e la maturazione della mucosa intestinale, interviene nei meccanismi immunitari per riconoscere e contrastare potenziali minacce e per evitare la colonizzazione da parte di agenti infettivi patogeni.
Al momento della nascita, il nostro microbiota si forma, per poi modificarsi in relazione alla nostra alimentazione, al nostro stile di vita, all’ambiente in cui viviamo e dove lavoriamo, in base anche alle malattie che ci colpiscono e alle terapie farmacologiche che assumiamo. Nel nostro intestino ci sono batteri “buoni” e “cattivi”. Se questi ultimi per vari motivi prendono il sopravvento, si possono sviluppare malattie intestinali acute (diarrea, dissenteria) ma anche malattie croniche, con infiammazioni che durano nel tempo. Il dottor P. Konturek del Dipartimento di Medicina del Teaching Hospital of the University of Jena, in Germania, sta studiando con buoni risultati la relazione tra i batteri intestinali, il sistema nervoso e il sistema immunitario nella risposta a stimoli stressogeni in presenza di disturbi intestinali.
Va ricordato che i batteri costituiscono la forma di vita più adattabile, mutevole e resistente del pianeta. Essi sono in grado di monitorare continuamente lo status della propria cellula e l’ambiente in cui vivono e di produrre risposte funzionali che permettono loro di adattarsi a qualsiasi modifica che avviene nel proprio habitat. E noi ne possiamo beneficiare. Ma l’alterazione del microbiota sia nel numero che nella composizione può tradursi in disturbi finanche a stati di malattia.
L’alimentazione è un fattore incidente sulla composizione del microbiota intestinale. Il tipo di dieta in termini di percentuale di proteine, carboidrati e grassi, sembra avere un ruolo nella composizione del microbiota intestinale e qualsiasi cambiamento nella dieta può modificarlo. La ricerca sta ancora valutando come la dieta interagisca con il microbiota. Però è risaputo che per esempio le fibre alimentari sono degradate durante la fermentazione batterica e utilizzate come combustibile per ricavare energia. Livelli di assunzione maggiori di certe componenti alimentari possono favorire alcune specie batteriche a scapito di altre. Per cui cambiamenti nella dieta possono portare a cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale.
Ricerche recenti, una più affascinante dell’altra, stanno evidenziando il ruolo di alcuni batteri nell’obesità. Per esempio Patrice Cani dell’Università Cattolica di Louvain in Belgio ha trovato che il germe Akkermansia muciniphila, che in normali condizioni rappresenta il 3-5% della flora intestinale, appare in quantità inferiore in soggetti obesi o con disturbi metabolici (ad es. diabete di tipo II). Potrebbe diventare un probiotico del futuro? Studi condotti con topolini documentano la diminuzione della presenza di Akkermansia in soggetti obesi, condizione reversibile che si normalizza all’instaurarsi di un’alimentazione equilibrata.
È altrettanto noto che durante la gravidanza il microbiota della donna, nelle prime settimane dopo il concepimento, si modifica: aumenta il numero di batteri presenti nell’intestino, ma soprattutto variano le percentuali delle diverse famiglie batteriche. Il tutto in relazione al cambiamento del metabolismo necessario per lo sviluppo e la nascita del nuovo bambino.
I microrganismi presenti nell’intestino umano sono senza dubbio cruciali per la salute umana. Esattamente come, fino a che punto e quali aree della salute umana sono influenzate dai nostri “abitanti” sono domande ancora in attesa di risposta. Di fatto una alimentazione varia e completa, uno stile di vita sano, evitando abusi di farmaci e stimoli negativi, favoriscono un microbiota equilibrato che contribuirà favorevolmente al nostro stato di salute.
Letture correlate
http://www.microbiomaitaliano.it/
http://www.eufic.org/article/it/artid/The_role_of_gut_microorganisms_in_human_health/
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Probiotici: con il termine probiotico s'intende un microrganismo vivo che somministrato in adeguata quantità può apportare benefici alla salute dell’uomo, ma anche agli animali. Possiamo associare tale funzione a fermenti lattici. Per svolgere la loro funzione, se assunti con la dieta, questi microrganismi devono essere in grado di superare la barriera dello stomaco e raggiungere l’intestino dove possono moltiplicarsi e promuovere gli effetti positivi, trasformandosi in ospiti benefici. Fonti di probiotici: yogurt, latte fermentato, pasta madre, integratori alimentari a base di fermenti lattici Prebiotici: sono componenti alimentari non digeribili che vengono usati selettivamente dai batteri intestinali per la fermentazione. Vi sono dati probanti che i prebiotici possono indurre cambiamenti nel microbiota intestinale, ma non è ancora chiaro esattamente come l’uso di prebiotici possa alterare la composizione e la funzione del microbiota intestinale. Fonti di prebiotici: alimenti ricchi di fibra, vegetali, verdure fresche |
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