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“Oggi avviamo un percorso – ha aggiunto Zeni – proponendo una direzione e una visione di come potrebbe cambiare il sistema dell'integrazione socio-sanitaria e la presa in carico della non autosufficienza. Come questo si debba declinare in concreto, con quali assetti istituzionali, come debbano essere i rapporti tra i soggetti coinvolti sarà frutto di un dialogo aperto, che nelle prossime settimane svilupperemo sui territori con tutti coloro che vorranno partecipare. Rivolgo a tutti l'invito di avviare questo percorso – ha concluso – con un approccio corretto e serio. In gioco non abbiamo la proposta di un soggetto, di una forza politica, dell'assessorato o di Upipa. In gioco, abbiamo il futuro stesso della capacità che il Trentino avrà di garantire servizi di qualità per le famiglie, per i non autosufficienti”.
Lo studio realizzato dalla Bocconi ha evidenziato come le proiezioni demografiche indichino una popolazione trentina con 75 anni e + in continuo aumento:
2015 – 55.752
2031 – 78.699
2041 – 104.029
Per essere pronti ad affrontare l’incremento delle necessità assistenziali delle persone anziane, mantenendo gli elevati standard di qualità che caratterizzano l’offerta provinciale dei servizi, in un periodo di contrazione delle risorse, è necessario migliorare due aspetti cardine del sistema di assistenza: da un lato rafforzare l’efficienza organizzativa e amministrativa in modo da liberare risorse da poter reinvestire sui servizi a favore delle persone; dall’altro migliorare la capacità di visione di insieme che consenta di programmare e operare in maniera equa ed efficace.
La sfida è di riconfigurare il sistema di welfare trentino, dedicato specificatamente agli anziani, proponendo un assetto istituzionale che permetta di massimizzare il livello d’integrazione di assistenza sociale e sanitaria per migliorare l’efficienza e incrementare qualità e innovazione dei servizi. Affinché la ricomposizione possa essere efficace, è necessario individuare ambiti istituzionali dedicati (Comunità) e un unico soggetto responsabile dell’aggregazione di filiera. Le Aziende pubbliche per i servizi alla persona (APSP) sono il candidato naturale per svolgere questo ruolo, con la prospettiva di integrare, in un unico «contenitore», tutti i servizi sociosanitari e sociali del territorio per anziani. Viene, inoltre, proposta un’evoluzione dell’attuale PUA (oggi incardinato nei distretti sanitari per rispondere a tutte le esigenze sociali e sanitarie) verso un PUA specializzato sugli anziani, che possa disporre di un budget di cura unitario e in grado di integrare le risorse pubbliche con quelle private (non solo economiche) delle famiglie.
Tra le possibili aree geografiche di riferimento per il PUA (Comunità di valle, distretto sanitario, comuni) viene proposta la Comunità di valle, che offre un riferimento istituzionale condiviso ed è sufficientemente vicina al cittadino.
Si punta quindi su un modello nel quale l’APSP su mandato della PAT e delle CdV funziona come PUA anziani, integrando risorse pubbliche e risorse private delle famiglie per creare PAI (piani assistenziali individualizzati) personalizzati e flessibili.