In apertura Francesco Pisanu, ricercatore e coordinatore del progetto SPROUT della Fondazione Demarchi, ha presentato la situazione italiana che prevede un modello differenziato sia per quanto concerne la formazione del personale impiegato, sia per la gestione dei servizi: quello da 0 a 3 anni e quello della scuola dell’infanzia dai 3 ai 6 anni. “Durante il progetto Sprout – ha sottolineato Pisanu - si è andati a definire un profilo professionale unico e integrato, come esiste in altri paesi europei, strutturato per competenze e declinato per conoscenze e abilità. Tocca cinque ambiti, quello pedagogico/educativo, metodologico, relazionale, organizzativo e quello normativo/istituzionale. Questo profilo è stato poi validato attraverso l’utilizzo di diversi strumenti come un questionario somministrato a più di 500 persone tra educatori e insegnanti spagnoli, svedesi e italiani”. A tal proposito Fiorella Marinelli, rappresentante dell’Enaip di Roma nonché partner di progetto, ha riportato come ci siano molte resistenze sull’unificazione dei due profili, anche se il profilo professionale sviluppato per competenze è stato considerato interessante e innovativo, soprattutto per i possibili sviluppi di carriera a cui il nuovo profilo può portare. In Svezia, ha riferito Elisabeth Thorburn di Sweducare, hanno impiegato 20 anni per arrivare ad un sistema integrato che facilita la mobilità professionale in ambito europeo e dal 1998 esiste un modello unitario per i servizi all’infanzia, che si basa sul Curriculum nazionale, un documento che fissa gli obiettivi e le regole di funzionamento dei servizi per bambini da 0 a 6 anni.
Dalla Spagna Manon Van Leeuwen di Baby Erasmus ha presentato la possibile evoluzione del progetto “SPROUT”, “orientata a sviluppare un assessment metodologico che possa raggiungere target differenziati e rendere i risultati più accessibili.”
Italo Fiorin, della LUMSA e già coordinatore della Commissione Nazionale per le nuove Indicazioni della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, ha presentato lo scenario che si sta delineando in Italia alla luce della legge nazionale 107 della Buona Scuola, la quale prevede l’integrazione dei servizi 0-6 anni mantenendo però una distinzione tra servizi educativi (0-3 anni) e scuole dell’’infanzia (3-6 anni). “Per realizzare appieno le finalità della legge – ha dichiarato Fiorin – è necessario un meticciamento e uno scambio tra la cultura della cura tipica del settore 0-3 e la cultura dell’insegnamento del settore 3-6”.
A chiudere il seminario Miriam Pintarelli, direttrice dell’Ufficio Infanzia della Provincia, la quale ha riferito che a livello provinciale le finalità dei due settori sono già le stesse, le percentuali di frequenza sono molto alte sia nei nidi che nelle scuole dell’infanzia rispetto alle medie nazionali, mentre al personale è richiesto un titolo di studio universitario in entrambe i settori e più della metà dei nidi provinciali condivide già la stessa sede delle scuole dell’infanzia, aumentando quindi la possibilità di collegamento tra i due.
Ieri il seminario presso la Fondazione Franco Demarchi
Verso un sistema nazionale integrato di cura e di educazione 0-6 anni
Ieri presso la sede della Fondazione Franco Demarchi sono stati presentati gli esiti del progetto europeo “SPROUT”, focalizzato sul profilo professionale degli educatori e degli insegnanti nei servizi all’infanzia, nato in seguito alla pluridecennale esperienza della Fondazione Demarchi nella formazione di base degli educatori nei nidi d'infanzia e nei servizi integrativi. Nel corso del seminario “Le sfide del sistema integrato di istruzione e educazione 0-6 anni”, sono stati illustrati il profilo professionale dell’educatore/educatrice, le potenzialità dell’esperienza svedese, le possibili evoluzioni dello stesso progetto, gli scenari auspicabili di integrazione del sistema educativo in un’ottica 0-6 in Italia, e il lavoro svolto in provincia di Trento.