Per la cronaca, il Corpo volontario dei pompieri di Sopramonte nacque nel 1922, poiché fu possibile costituirlo solo dopo la conclusione della prima guerra mondiale. Ma in novant'anni di vita ha saputo costruire molto: basti pensare (lo ha ricordato il sindaco Alessandro Andreatta) che è la compagine che ha raggruppato il maggior numero di allievi e allieve, segnale inequivocabile dello stato di buona salute di questa centenaria tradizione. Le storie dei pompieri di Sopramonte sono le storie di decine di altri Corpi trentini, rese più personali attraverso le amicizie saldissime nate in occasione delle missioni (come quelle con Canelli o Valtopina i cui rappresentanti hanno portato il loro grazie ancora commosso, nonostante siano passati rispettivamente venti e quindici anni) o dei gemellaggi (Kempten) o, ancora, delle imprese sportive (sono numerosi i campionati nazionali ed internazionali che coinvolgono i pompieri tanto allievi quanto effettivi). Ma, al di là di ogni contesto particolare, ciò che assume un valore incalcolabile è la capacità di tessere quella rete di valori che - per usare le parole del presidente della Provincia - "rendono viva una comunità".
"In queste occasioni - ha esordito Dellai - si dice sempre grazie. Ed è una parola detta con sincerità, accompagnata dalla parola "orgoglio" che personalmente condivido con voi. Ci sono momenti, come questo, caratterizzati da grandi cambiamenti e una comunità ha il dovere di ritrovarsi per leggere i segni veri della propria identità, quei segni dai quali dipende la rotta verso il futuro".
Ricordando la particolarità dell'istituzione pompieristica (sono volontari ma c'è una legge che obbliga ogni Comune ad avere un Corpo di vigili del fuoco proprio per l'importante funzione pubblica che svolgono) Dellai ha definito un "miracolo" il fatto che questa particolarità sia sopravvissuta e addirittura si stia rafforzando anche nei decenni della ricchezza, anche in questa stagione in cui prevale il messaggio della delega, dell'egoismo, del "tanto arriva la Provincia". Ci sono oltre milleduecento ragazzi e ragazze che si preparano a diventare dei buoni pompieri e comunque dei buoni cittadini".
È questa molla, dunque, a far scattare il meccanismo della solidarietà ogni volta che da qualche parte qualcuno chiede aiuto. "Siamo orgogliosi di poter dire che i nostri pompieri sono sempre i primi ad intervenire - ha aggiunto Dellai - e lo farò presente al presidente Napolitano quando, tra qualche giorno, s'inaugurerà l'auditorium che la Provincia ha donato come simbolo di tutti quei volontari che lì si sono alternati nel momento del bisogno. Gli diremo che non tutte le Regioni italiane usano le risorse pubbliche per "festini". Ce ne sono anche di quelle che accompagnano l'esperienza del volontariato, la coltivano e cercano di farla crescere ovunque". Di qui il senso del messaggio che Dellai - attraverso la consegna del simbolo dell'autonomia, l'Aquila di San Venceslao - ha affidato a Gino Gronchi, presidente dell'Associazione nazionale dei Vigili del fuoco. "Diciamo anche al presidente Gronchi che sentiamo questa nostra esperienza come patrimonio non solo del Trentino, ma dell'intero Paese e che saremo sempre a fianco di chi vorrà superare l'attuale impostazione del sistema della protezione civile, il cui centralismo mortifica le potenzialità che ci sono in tutte le Regioni e che bisogna saper tirare fuori. Forse proprio partendo dalle esperienze dei volontari si riuscirà a dimostrare che il sistema delle autonomie locali non è un modello da buttare".
La serata si è conclusa con una breve presentazione del libro di Graziana Vecchietti intervistata dal giornalista Luigi Giuriato e dal saluto del gruppo allievi che prima della celebrazione della messa ha accolto il pubblico con una dimostrazione pratica con gli idranti.(gp)
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