In una Sala della cooperazione gremita oggi pomeriggio il tempo si è fermato, per parlare del fenomeno della violenza contro le donne. A farlo, in primo luogo attraverso la narrazione, Serena Dandini, Maura Misiti, Rita Pelusio, Lella Costa, Orsetta De Rossi che da un anno stanno girando l'Italia (e non solo) per raccontare questo fenomeno, in tutte le sue sfumature. A monte c'è un lavoro di scrittura che trae spunto da eventi di cronaca realmente accaduti; un lavoro che dopo essere diventato un libro si è sviluppato prima in un reading, una lettura pubblica, e poi in uno spettacolo teatrale vero e proprio (questa sera a Pergine; il 25 novembre, giornata mondiale dedicata a questo tema, approderà al Palazzo di vetro dell'Onu, a New York).
Il pomeriggio ha avuto inizio con la lettura di alcune storie. Storie di donne che sono morte a causa della gelosia, della violenza dei loro compagni e mariti, di pratiche "tradizionali" come l'infibulazione, ma anche a causa dell'indifferenza, o dell'inadeguatezza degli strumenti con cui intervenire. Grazie al contributo del mondo dello spettacolo è stato dato voce ad un fenomeno che appare molte volte solo come una notizia di cronaca, più o meno appetibile a seconda di chi siano i protagonisti. Sul palco si sono prestati anche degli operatori trentini, impegnati nel contrasto del fenomeno: un assistente sociale, un rappresentante della polizia locale, un medico, un rappresentate della questura e dei carabinieri.
Ma è soprattutto il concetto di rete che è emerso nel corso del pomeriggio. Molte volte, è stato spiegato, il dramma nascosto dietro a queste storie è la solitudine, e il lavoro di rete tra i diversi soggetti, pubblici e privati, che si occupano del problema, diventa indispensabile sia ai fini della prevenzione sia per assistere e tutelare realmente le donne vittime di violenza. Senza dimenticare il grande lavoro che resta da fare anche sugli uomini. Dal dibattito è emerso come sia importante non solo la conoscenza reciproca fra i diversi nodi della rete - forze dell'ordine, assistenza sociale e sanitaria, tribunale, privato sociale e quant'altro - ma anche saper riconoscere cos'è il fenomeno della violenza in tutta la sua ampiezza e la sua problematicità. Risulta infine fondamentale il lavoro di costruzione di un linguaggio comune. Oggi esiste una nuova legge -quadro nazionale - che quella trentina, la 6 del marzo 2010, ha per certi versi anticipato nei contenuti - ma è necessario che per garantire il suo pieno funzionamento vengano stanziate risorse adeguate. Bisogna inoltre rafforzare le sinergie, attraverso il varo di protocolli e linee-guida che tutti gli attori sociali possano riconoscere come propri.
Il problema della violenza appartiene tanto alle donne quanto agli uomini e chiama in causa un cambiamento della cultura, un affinamento degli strumenti educativi, fin dalle aule scolastiche. Non tanto educazione alla sessualità, ma vera e propria educazione all'amore, alla vita sentimentale. E' anche questo uno degli obiettivi che si è posto il progetto formativo trentino, che ha vissuto questo pomeriggio una tappa importante, ma che proseguirà anche nel 2014.
"Le cose oggi stanno finalmente cominciando a cambiare - ha detto Serena Dandini in margine alla conferenza di oggi - . Penso alla violenza domestica, che veniva considerata un tempo come una sorta di 'effetto collaterale' della famiglia, della coppia, insomma come un qualcosa di folcloristico, e che oggi invece inizia a ricevere un'attenzione diversa. Del resto solo pochi anni fa è stata tolta in Italia l'attenuante per il delitto d'onore. Oggi c'è una maggiore consapevolezza che bisogna insistere, come cerchiamo di fare anche noi con questo spettacolo, sul lavoro culturale e di prevenzione. In Trentino ho visto che siete molto avanti, che state lavorando nella direzione giusta".
Foto e immagini video a cura dell'ufficio stampa
-