"Le competenze in capo alla nostra Provincia - ha detto l'assessora - ci consentono di intervenire per cercare di prevenire un fenomeno che ha ripercussioni pubbliche e che dunque richiede una assunzione pubblica di responsabilità". Un approccio al problema che ha portato, qui in Trentino, alla nascita di una "Rete antiviolenza" che mette in relazione e sinergia Forze dell'Ordine (Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia locale), servizi sociali ed operatori sanitari. Ferrari ha ricordato come la legge provinciale 6/2010 "Interventi per la prevenzione della violenza di genere e per la tutela delle donne che ne sono vittime" abbia voluto mettere a sistema tutti gli interventi ed i presìdi esistenti sul territorio con l'intento di inserirne l'operato all'interno di una logica prestabilita e condivisa.
Chi fa parte fin dalla sua costituzione del Tavolo sulla violenza di genere sono Annamaria Maggio, primo dirigente della Polizia alla Questura di Trento, e il Ten. Col. Paolo Puntel del Comando provinciale dei Carabinieri di Trento, intervenuti all'incontro di oggi assieme al sostituto procuratore presso il Tribunale di Trento Alessia Silvi. Sul tavolo dei relatori, dopo il saluto iniziale dell'assessora del Consorzio dei Comuni Trentini Antonietta Nardin, di fronte ad una platea in massima parte composta da poliziotti e carabinieri, anche il dirigente dell'Agenzia per la famiglia Luciano Malfer, la direttrice Lucia Trettel, l'assistente sociale Mariarita Gervasi, il medico del Pronto soccorso Franca Refatti e la psicologa Patrizia Loso.
E' ancora presto per fare un bilancio dell'effetto che l'ammonimento, misura squisitamente preventiva introdotta dalla nuova legge, ha avuto sul nostro territorio, ma la tendenza registrata dagli operatori di polizia è che in questi pochi anni i casi di recidiva si sono ridotti al 25-30 per cento, il che significa che il 70-75 per cento dei persecutori ha smesso di picchiare e maltrattare. Potrà sorprendere saperlo, ma la misura che si sta rivelando come l'antidoto più efficace alla reiterazione dei comportamenti violenti è la possibilità che all'ammonimento si accompagni il ritiro della patente. Insomma, "se violenti e maltratti non guidi". L'ammonimento, oltretutto, vale come atto che certifica l'esistenza di una situazione di violenza in un determinato contesto familiare (è in famiglia, nel 90 per cento dei casi, che si verificano le violenze fisiche, sessuali, ma anche psicologiche ed ora, sempre più, anche di tipo economico), consentendo così in caso di nuove violenze di procedere all'arresto in flagranza della persona precedentemente ammonita. Cose, queste - è stato detto - che è bene i cittadini sappiano.
Gli incontri formativi si inseriscono all'interno delle azioni di conoscenza e sensibilizzazione rispetto al fenomeno della violenza di genere previste dal Protocollo d'intesa "Per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza di genere in provincia di Trento" sottoscritto il 14 aprile scorso dalla Provincia di Trento, dal Commissariato del Governo, dalle Procure della Repubblica di Trento e di Rovereto e dal Consorzio dei Comuni Trentini. Le attività a favore delle Forze dell'ordine e delle Polizie locali sono parte di un più ampio progetto volto alla formazione degli operatori che nei vari settori possono venire a contatto con il fenomeno della violenza di genere. Il percorso è iniziato con un momento formativo a Cavalese il 21 maggio scorso e verrà replicato in altre 4 luoghi del Trentino (Borgo, Rovereto, Cles, Riva del Garda, tutte sedi di Comando dei Carabinieri), con la collaborazione e gli interventi della Procura di Trento e di Rovereto, del Consiglio dell'Ordine degli Assistenti Sociali e dell'Azienda Sanitaria. Sono coinvolti complessivamente circa 100 operatori della Polizia locale, 100 operatori della Polizia di Stato e 200 operatori dei Carabinieri attivi sul territorio provinciale. (c.z.)
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