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"Questo convegno", ha spiegato inoltre Sara Ferrari, "mira a riconoscere che all'interno del nostro territorio esistono competenze e professionalità formate di professioniste donne, ma non sempre questa grande competenza riesce ad avere il giusto riconoscimento e la giusta valorizzazione". Occasioni di incontro come quella di oggi a Rovereto mostrano la necessità di saper riconoscere e valorizzare le competenze femminili, perché l'investimento nella formazione, soprattutto delle donne, non sia vanificato. "Momenti di confronto come questo convegno", ha poi concluso l'assessora, "Sono utili anche per costruire reti di relazioni tra competenze diverse e specifiche, che possono andare a beneficio dell'intera comunità nel far fronte a determinati bisogni".
L'incontro è stato aperto da Susanna Serafini, presidente dell'Ordine degli Architetti di Trento, che ha sintetizzato ciò che la crisi demografica e l'invecchiamento della popolazione portano nello spostamento del punto di vista dell'urbanistica tradizionale: la difesa del suolo, il tema del riuso e la resilienza, intesa come capacità di rigenerazione dei luoghi e attenzione alla qualità della vita. Il contributo femminile ad un nuovo approccio nel pianificare le città può essere molto elevato, visto che oltre la metà degli architetti sotto i 35 anni è donna. Quindi, a seguire, gli interventi delle professioniste in programma, che hanno portato i presenti a riflettere sulla città come tessuto di relazioni e garanzia di sicurezza e risposta ai bisogni di tutti, in un'ottica di inclusione e di pari opportunità. Relatrici sono state Marisa Fantin, vice presidente INU Veneto, Francesca Bacci, docente di Art and Design all'Università di Tampa, California, Francesca Zajczyk, del dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell'Università di Milano Bicocca, Maria Silvia D'Avolio, ricercatrice dell'Università del Sussex e Giulia Robol, architetto libera professionista, che ha portato la sua esperienza sul territorio.