“Purtroppo mi sono goduta molto poco mio padre (Coppi è mancato il 2 gennaio del 1960 a causa della malaria contratta durante una suo viaggio in Burkina Faso) - ha spiegato Marina -. Ricordo però che era legatissimo alla sua bicicletta, quando terminava di allenarsi la portava sempre a casa. Il fatto che dopo un secolo dalla sua nascita il suo ricordo viva ancora dentro tantissime persone, tifosi e appassionati è un enorme motivo d’orgoglio per me. Grazie a tanti racconti, aneddoti, documentari e libri sono riuscita a conoscerlo un po’ di più”.
La sua vittoria più bella? Marina non ha dubbi: “La Cuneo - Pinerolo del 1949, una giornata che ha lasciato il segno nello sport”. Quel giorno Coppi si lanciò in una fuga pazzesca di 195 km - la fuga più leggendaria della storia del Giro - arrivando al traguardo con 11 minuti e 52’’ di vantaggio sul secondo che era Gino Bartali. Il terzo, Alfredo Martini, arrivò dopo venti minuti. “Mio papà è mancato quando avevo quattro anni e mezzo - ha commentato Faustino -. Mi ricordo quando rientrava la sera e veniva a salutarmi, è stato proprio lui ad insegnarmi ad andare in bicicletta, mi tolse le rotelline e mi accompagnò sino a quando non rimasi in equilibrio. La Cuneo - Pinerolo è indubbiamente mitica ma porto nel cuore anche la sua vittoria del mondiale in Lussemburgo”. Aldo Grasso è sempre stato un tifosissimo de “l’ Airone”: “Il ciclismo nel passato lasciava molto più spazio all’immaginazione, non c’era copertura televisiva totale e questo ha contribuito a rendere tutto più romantico. Quando ero ragazzino mi regalarono la famosa foto dopo sono ritratti Coppi e Bartali mentre si scambiano la borraccia, per anni mi sono chiesto “chissà chi l’avrà passata a chi”. Dopo un po’ ho smesso di ripetermi questa domanda, non è importante. Importante è continuare a raccontare ciò che è stato tramandando così il mito”. Andrea Laiolo era insieme al “Campionissimo” durante quel maledetto viaggio in Africa: “In tre abbiamo contratto la malaria, la sua sfortuna è stata aver un fisico così eccezionale. La febbre non gli è salita a temperature altissime come è successo ad esempio al sottoscritto, tutto questo ha fatto sì che i medici pensassero avesse una banale influenza. Non fu curato con il chinino e purtroppo ci lasciò così presto”.