Martedì, 18 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2781

Ieri alla Biblioteca civica di via Roma alla presenza degli autori e dell'assessore alla solidarietà internazionale Lia Giovanazzi Beltrami
"UNA CULTURA IN ESILIO", PRESENTATO IL DOCUMENTARIO SUI PROFUGHI TIBETANI

C'è una piccola comunità tibetana anche in Trentino: di essa fa parte un giovane medico, specializzatosi nella medicina tradizionale del suo paese, che vive a Roncogno e al quale diverse persone della zona si rivolgono per essere visitate. Un volto diverso della globalizzazione, che in questo caso non fa rima con appiattimento ma con incontro, interscambio fra culture diverse. Di questo parla il documentario realizzato da Agrippino Russo e Massimo Libardi "Una cultura in esilio-appunto da un Tibet fuori dal Tibet", presentato ieri alla Biblioteca civica di via Roma a Trento. Gli autori si sono spinti anche a Dharamsala, nel Nord dell'India, ovvero nel "cuore" della comunità tibetana in esilio, dove vive anche il Dalai Lama. Nelle immagini, dunque, la condizione dei profughi, che hanno lasciato la loro patria dopo l'invasione cinese o che sono nati e cresciuti lontano da essa.
In esposizione alla Biblioteca civica comunale anche una mostra fotografica sul tema.-

C'è un Tibet fuori dal Tibet, anzi, forse è questo il vero Tibet oggi. Lo si può trovare innanzitutto in India, dove vivono i tibetani che lasciarono il loro paese dopo l'invasione da parte delle truppe di Mao, ma anche qui in Trentino, dove vivono studenti di origini tibetane, famiglie e anche un lama, impegnato a conservare la tradizione medica tibetana. Di questo e altri si occupa il film documento "Una cultura in esilio", di Agrippino Russo e Massimo Libardi.
Alla presentazione di ieri, molto affollata, segno questo che la causa tibetana sta sempre molto a cuore ai trentini, sono intervenuti, oltre agli autori, l'assessore provinciale alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami, l'assessore del Comune di Trento Renato Tomasi e i rappresentanti delle due associazioni che hanno sostenuto il progetto assieme alla Provincia autonoma e all'Itas assicurazioni: il Gruppo di Volontariato San pPospero di Borgo Valsugana e l'associazione Ciak di Caldonazzo.
"La cultura tibetana - hanno detto gli autori - è una cultura in esilio, ma fortunatamente non è morta, anzi resiste e si diffonde nel mondo. Essa è arrivata anche qui in Trentino, ed è da questo che siamo partiti, per poi raccontare la vita dei profughi in India, in bilico fra tradizione e modernità."
"Tantissime persone ormai, da tutto il mondo, hanno scelto il Trentino come punto di arrivo - ha sottolineato a sua volta l'assessore Beltrami - portando ciascuno ciò che ha di più prezioso. Sta a noi decidere cosa vogliamo prendere, e cosa vogliamo dare. Il documentario, con la sua forza intrinseca, con l'emozione delle immagini girate fra Valsugana e Oriente, ci aiuta ad approfondire un po' di più la conoscenza di questa cultura affascinante. Abbiamo anche diversi progetti di solidarietà internazionale rivolti ai profughi tibetani che vivono in India. Speriamo che un giorno questo popolo possa porre fine al suo esilio."
Un'aspirazione condivisa da tutti i presenti, anche se di difficile realizzazione, come chiosato dall'assessore Tomasi, per il quale "l'Occidente fa finta di sostenere la causa tibetana e in realtà si inchina al colosso cinese." (mp)

Immagini a cura dell'ufficio stampa.

-