Emozioni tante, tantissime quelle trasmesse dai due campioni, "The Karate Kids", che hanno regalato all'Italia due splendide medaglie olimpiche. Una vita di successi, la loro, ma anche di tanto impegno e tanta determinazione, di sacrifici e di timidezza da superare: tutti gli ostacoli sono crollati "grazie alle nostre famiglie, unite e sempre al nostro fianco". "Da piccolo, quando i miei compagni di scuola mi prendevano in giro perché ero cicciottello ed impacciato - ricorda l'atleta siciliano festeggiato oggi per i suoi 34 anni con una torta e "Volare" di Domenico Modugno - stavo male, ma questo ha stimolato in me una forte reazione tanto da sfogare la "cattiveria" sul tatami, tanto da tirare fuori il furore che mi avrebbe portato poi ai successi che ho raccolto. Un giorno papà Nello, l'unico a vedere quel talento dentro di me, mi ha preso da parte in cucina (mentre mangiavo cotoletta e patate fritte) e senza mezzi termini mi ha detto: se vuoi diventare come uno dei tuoi idoli seguimi in tutto e per tutto. Lì ho deciso la mia vita, fatta di rinunce difficili ma anche di grandi risultati". Un rapporto, tra padre-maestro-allenatore e figlio non sempre facile proprio per il ruolo di papà Nello, ma "lui ha lavorato tantissimo, sapevo di averlo sempre dalla mia parte come del resto tutta la famiglia: se sono arrivato a questi livelli lo devo a loro". Il tempo passa e la consapevolezza di "diventare il numero uno" cresce nel piccolo Luigi sul quale sono puntati i riflettori soprattutto dopo il titolo mondiale del 2006. "Sono sempre stato sicuro di vincere. Negli occhi del mio ultimo sfidante a Tokyo si leggeva la paura di sbagliare più che la voglia di vincere. Questo è un approccio sbagliato perché sul tatami devi dare il massimo con l'obiettivo di battere l'avversario: sono momenti incredibili perché sai che tutto può cambiare in pochi secondi..." precisa Busà. Forza e determinazione che non devono venire mai anche quando sembra che il mondo ti crolli addosso. Ne sa qualcosa Viviana Bottaro, assente dalle gare per un anno e mezzo in conseguenza di un terribile incidente stradale: "Se ci si crede niente è impossibile - questo è il suo messaggio - Mai dire non ce la posso fare e in quei momenti devi dare ancora di più per poter tornare sul tatami. Ce l'ho messa tutta, con l'aiuto di mio marito e della mia famiglia, e a Tokyo è arrivato un bronzo per nulla scontato, un bronzo che per me vale oro". Arrivare alle Olimpiadi dopo aver iniziato da bambina ad allenarsi nella palestra sotto casa "è stato il coronamento di un sogno. Mi è sempre piaciuto combattere sul tatami ma quando si trattava di salire sul podio mandavo mamma o papà perché ero timida. I miei genitori mi hanno seguito ovunque, sono state le colonne portanti della mia vita - afferma con un sorriso Bottaro - Sfatiamo il pregiudizio che lo sport da combattimento sia maschile: anche per le ragazze il karate è uno strumento di vita importante perché aiuta a superare la timidezza e l'insicurezza; le arti marziali sono molto formative perché insegnano il rispetto". Rispetto che spesso non c'è sui social: "Fa male sentire leggere o sentire gli insulti, io che li ho vissuti i prima persona lo so benissimo. Ai ragazzi che si sentono bullizzati dico: andate avanti, non fermatevi e puntate in alto". Parola di Luigi Busà, campione olimpico, pronto a raccogliere, come Viviana Bottaro, nuovi successi ai mondiali di novembre a Dubai.
"The Karate Kids", le famiglie dietro ai loro successi
Cos'hanno in comune un ragazzino cicciottello sbeffeggiato dai compagni di scuola e una bambina timida che non vuole salire sul podio ma manda i genitori a ritirare medaglie e coppe? Entrambi sono campioni di karate, entrambi portano al collo le medaglie olimpiche di Tokyo 2020, entrambi alle spalle hanno due famiglie meravigliose che in maniera determinante hanno contribuito ai loro successi. Non solo forza e sudore, ma anche "anima e core" nei racconti di Viviana Bottaro (bronzo nella specialità kata) e Luigi Busà (oro nella specialità kumite). "Se i miei sogni si sono avverati lo devo a mamma e papà, mio maestro ed allenatore. Ai genitori non sarò mai abbastanza grato per quanto mi hanno sostenuto fin da piccolo" ha detto Busà con gli occhi lucidi dall'emozione.