Avviato da alcuni anni, il progetto didattico “T-essere memoria” si propone di rendere accessibili e fruibili i musei e il patrimonio culturale da essi custoditi anche alle persone con demenza e Alzheimer. A Pinzolo l’esperienza ha coinvolto non solo i residenti della APSP, ma anche chi vive ancora a casa e frequenta il centro diurno. Un’azione corale che ha visto impegnati educatori, animatori, operatori, infermieri e familiari. Il percorso è stato strutturato in incontri e laboratori in APSP, una visita al Museo delle Palafitte di Fiavé e un’uscita finale al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina. Le attività proposte, partendo dai ritrovamenti e dai reperti presenti nei due musei, hanno attinto al vissuto personale dei partecipanti, a gesti e saperi di antica memoria, appresi fin dall’infanzia in un mondo che di tecnologico aveva molto poco, anzi quasi nulla. E così i partecipanti si sono cimentati con curiosità e interesse nella lavorazione del latte, nella macinatura dei cereali, nella preparazione del pane e nella tessitura, mostrando interesse e capacità inattese. Ma oltre alla manualità hanno rivelato inaspettate doti narrative, a volte perfino trovando analogie fra il loro passato e quanto avveniva nei villaggi preistorici.
Come già sperimentato altrove, ricordi e abilità non si esauriscono con la malattia. Al contrario, se aiutati e stimolati possono contribuire al benessere della persona affetta da demenza e di riflesso di chi se ne prende cura, generare inclusione e creare relazioni. I musei svolgono un ruolo importante nella comunità e possono dare un prezioso contributo per mantenere le persone fragili il più possibile integrate nella trama di relazioni sociali e culturali.
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