Per dare qualche numero, l’edizione 2019 ha visto 50 startup applicate, 18 delle quali si sono sfidate durante il bootcamp di Rovereto e solamente 8 sono state selezionate per partecipare al programma. Un percorso particolarmente intenso con 115 ore di formazione in 12 settimane, tra incontri formativi frontali, webinar e momenti di verifica, anche con il coinvolgimento di 30 mentor da varie parti del mondo. L’evento finale, oggi, mercoledì 26 giugno, a Milano rappresenta un vero e proprio trampolino di lancio: ai vincitori un premio in denaro di 10 mila euro, un periodo di incubazione in Progetto Manifattura, l’incubatore della green & sport tech di Trentino Sviluppo, e la possibilità di incontrare una platea di investitori a caccia di nuove idee su cui scommettere. Oltre ai partner istituzionali, presenti la campionessa paralimpica e testimonial del progetto Martina Caironi – che proprio sabato 8 giugno a Grosseto, ai Campionati Italiani Open, ha siglato il record mondiale di salto in lungo T63 portandolo a 5 metri netti – e lo startup mentor Mario Moroni.
Non conta solo la vittoria. Quello di Milano, atto finale del progetto Spin Accelerator Italy, rappresenta anche una chance imperdibile per creare nuovi contatti di business e conoscere le ultime novità tecnologiche applicate al calcio, al tennis, al fitness, al fan engagement, alla corsa e alla bici. Tanti gli interventi da parte dei partner istituzionali, prima di cedere la parola alle startup protagoniste che hanno presentato in dettaglio le proprie idee davanti a una giuria e a una platea di vincitori. Yariv Barak, di Hype Sports Innovation, ha spiegato che “quello di Spin Accelerator è un programma internazionale, che sta crescendo di anno in anno in Paesi diversi: Italia, Inghilterra e Australia. Quest’anno i partner ufficiali sono 12 in 10 Paesi: Italia, Stati Uniti, Inghilterra, Australia, Ucraina, Svezia, Germania, Israele, Turchia e Taiwan. Anche i risultati sono molto interessanti, sia in termini di investimenti, start up e giro d’affari: nei primi due anni di progetto 783 sono state le application e sono stati investiti a livello globale 7 milioni di euro nelle startup finaliste”. Anche da parte del mondo dello sport c’è forte attenzione, come hanno spiegato Donatella Minelli, responsabile formazione Scuola dello Sport CONI e Fabrizio Biffi, Marketing Manager Coni. “Quello sportivo in Italia è un movimento che conta circa 5 milioni di tesserati e oltre 20 milioni di praticanti, ma necessita di una forte spinta all’innovazione tecnologica in molti campi – ha spiegato Donatella Minelli – noi ci crediamo e indirizziamo anche i nostri percorsi formativi su questa tematica, per la creazione di un ecosistema favorevole al settore sportivo”.
Tra le nuove proposte per l’innovazione sportiva, nell’edizione 2019 di Spin Accelerator Italy, troviamo t-shirt intelligenti e dotate di sensori per misurare le prestazioni, piattaforme tecnologiche che massimizzano il valore di membri, fan e strutture, o che aiutano a scoprire ogni tipo di sport nella propria città, strumenti per riconoscere all’istante immagini in movimento in TV o online di programmi sportivi, e strumenti hardware per migliorare le performance e i propri allenamenti, luoghi di marketplace digitale per trovare le ultime offerte di mercato. O ancora, dedicate al tennis, sono il lancia-palle integrabile con smartphone e device digitali, telecamera integrabile con smart watch per misurare le metriche tecniche durante una partita.
Martina Caironi ha spiegato che tra startup e grandi atleti ci sono tanti punti in comune: entrambi si allenano con costanza per raggiungere i propri obiettivi e superare gli ostacoli, anche avvalendosi del supporto della tecnologia. “Da oltre 10 anni la tecnologia mi aiuta nelle mie attività quotidiane ed anche in quelle sportive e quindi non potevo che essere d’accordo quando mi hanno chiesto di fare da testimonial al progetto. Obiettivi lungimiranti e avvicinamento costante: sono i due elementi che mettono in comunicazione atleti e start up, perché questi mondi hanno necessità di comunicare e di condividere per essere d’aiuto l’uno all’altro! Non si diventa atleti da un giorno all’altro, così come non si diventa startupper da un giorno con l’altro. È bello essere i “primi” a fare qualcosa: una motivazione che molto spesso dà anche la spinta per “osare” e andare oltre a quegli ostacoli che sembrano insormontabili, serve ancora tanta ricerca applicata allo sport”.
Altre interessanti pillole motivazionali per gli startupper sono arrivate da parte di Mario Moroni, imprenditore, startup mentor e autore di "Startup di Merda". Per lui, sono tanti i miti da “sfatare” quando si parla di innovazione e startup. Dopo averne intervistate più di 300, Moroni ha delineato una serie di caratteristiche comuni e ha stilato una classifica di 10 punti salienti. Tra i “miti” da sfatare, vi è la convinzione che le startup siano solo composte da “giovani” e per “giovani”, che siano necessari suggerimenti da parte di “allenatori mai scesi in campo” e che quello che conta realmente per avere successo sia l’idea, quando in realtà la parte fondamentale è l’esecuzione. Così come non servono “motivatori” in quanto per essere startupper è già necessario essere degli automotivatori di sé stesso. Tra i consigli, quello di farsi aiutare da persone che hanno già fatto o stanno facendo impresa e concentrarsi sì sull’idea innovativa, ma anche sulla realizzazione: partire dalle proprie passioni non è obbligatorio, meglio concentrarsi sulle proprie abilità