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Il sito archeologico di Vetriolo occupa una vasta area sul versante sud della Panarotta, a 1.500 metri di quota. Fu scoperto e indagato negli anni Sessanta dall’ingegnere minerario austriaco Ernst Preuschen che individuò una discarica mineraria e depositi connessi ad attività di arricchimento del minerale di rame, databili alla tarda età del Bronzo (XIII-X secolo avanti Cristo). In seguito, l’area è stata visitata più volte da specialisti della Ruhr-Universität e del Deutsches-Bergbau Museum di Bochum (Germania), centri di ricerca di eccellenza nel campo dell’archeologia mineraria e metallurgica, nell’ambito della collaborazione tra questi enti e la Provincia.
Questa collaborazione, avviata negli anni Ottanta in seguito alla scoperta del sito fusorio di Acqua Fredda al Passo di Redebus e volta a indagare il territorio a vocazione mineraria del Trentino orientale, ha prodotto risultati che costituiscono ancora oggi un imprescindibile strumento di lavoro nella tutela del patrimonio archeo-minerario trentino.
L’integrità del sito archeo-minerario di Vetriolo è stata recentemente messa a rischio dagli sconvolgimenti causati al manto forestale – e conseguentemente al deposito archeologico presente già a partire dalla superficie – dalla tempesta Vaia dell’ottobre 2018. Le operazioni di raccolta degli alberi abbattuti hanno comportato anche l’apertura di nuove piste di accesso per i mezzi meccanici e dagli scassi effettuati per la creazione di queste piste sono emerse testimonianze legate ad attività archeometallurgiche (macine e incudini in porfido) presumibilmente databili alla tarda età del Bronzo.
L’area mineraria appare di estremo interesse scientifico e culturale, come risulta anche dai primi interventi di emergenza eseguiti nel 2020 dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza, anche grazie alla collaborazione del Comune di Levico Terme.
L’esplorazione preliminare dell’area archeologica, avviata nel 2020 dalla Soprintendenza, sarà dunque conclusa in collaborazione l’Università di Bochum attraverso una ricognizione estensiva del versante, le prospezioni geofisiche, l’interpolazione dei dati con quelli da teleosservare, oltre all’interpretazione e alla definizione dei successivi passi dell’indagine. Seguirà lo scavo stratigrafico nelle aree individuate sulla base delle indagini preliminari e l’analisi di laboratorio su manufatti ed ecofatti, adeguatamente selezionati sulla base dei risultati delle ricerche sul campo.
La ricerca sul campo si svolgerà indicativamente nel periodo settembre-ottobre 2021, compatibilmente con l’emergenza sanitaria. Entro un anno dalla conclusione dell’indagine sarà redatta una relazione, che costituirà la premessa di eventuali sviluppi del progetto di ricerca.