Un incontro denso di valori, soprattutto, quello che si è tenuto al Teatro Sociale con Simone Moro e Alex Tkikon. In Sala anche Tamara Lunger che, con loro, ha vissuto questa fantastica avventura di salita invernale del Gigante più difficile della Terra, "la montagna di Messner", l'ha definita Simone Moro. "L'Ottomila più tentato in assoluto d'inverno. E' un Everest con sopra un altro Everest. E' la montagna di Messner che nel 1970 vi scrisse una pagina leggendaria. Di sicuro questa montagna ha segnato la storia dell'alpinismo".
Entrambi hanno rivolto a Tamara parole di sincero ringraziamento per quanto ha fatto con loro e per loro e anche per aver rinunciato alla cima, permettondo a loro di raggiungere la vetta, senza mettere in pericolo la sua e la loro vita rallentando troppo la discesa e il rientro al campo. Txikon e Moro hanno evidenziato come "sul Nanga Parbat inizia la storia dell'alpinismo himalayano, è grandissimo, una delle montagne più grosse del pianeta. D'inverno non si scala come lo si fa d'estate. L'alpinismo invernale è una forma d'alpinismo. Non lo si fa solo in Himalaya, lo si può fare nelle Alpi o in Siberia come abbiamo fatto con Tamara Lunger, su una via a tremila metri ma che può raggiungere una temperatura di - 71 gradi". La loro risalita invernale del Nanga Parmat, nel 2016, aveva conquistato non solo la prima pagina della 'Gazzetta dello Sport' ma anche la seconda e la terza, normalmente dedicate ad altri sport e, soprattutto al calcio. "In questo modo - è stato detto - è stata conferito all'alpinismo invernale quella dignità di cui aveva bisogno. Perchè l'alpinismo vero, non è fatto di numeri, ma di ben altro, come dice Reinhold Messner".
Da Moro e da Txikon è stato sottolineato come la loro "sia stata una spedizione particolare, speciale, con l'ultimo campo a 7.100 m slm. Una notte a quella quota non crediamo l'abbia mai fatta nessuno. Bisogna ricordare, fra l'altro, che l'85% delle spedizioni invernali fallisce per le condizioni troppo dure". Moro ha riconosciuto che il destino la volontà e il fatto che "un'alpinista come Alex Txikton me l'abbia chiesto, sono state tutte condizioni particolari e Tamara è stata preziosissima". "La nostra scalata al Nanga Parbat - ha detto Txikon - è stato il coronamento di trent'anni di tentativi di tante persone e l'abbiamo fatto noi quattro, Simone, Ali, Tamara e io. Non ho mai sentito parlar male Simone di qualcuno. Simone mi ha insegnato tanto, mi ha insegnato a condividere. Venivo da un tentativo di spedizione invernale sul K2 brutta con un gruppo di Russi, Kazaki e Kirghizi che non sanno nemmeno cosa sia la condivisione, la peggior esperienza dei miei diciotto anni di risalite invernali".
Ad inizio incontro Sandro Filippin ha esordito, dopo aver fatto vedere alcune foto e un brevissimo filmato con il rumore di un vento molto forte, con una simpatica provocazione: "siete masochisti"? Simone Moro ha detto che sono scelte, "scelte dove alcune parole vengono rimosse come, fame, freddo, sonno,... Sono scelte, le costrizioni sono altra cosa, per esempio le malattie". Durante l'incontro ha poi fatto un breve calcolo degli ultimi anni con le varie spedizioni invernali e ha rilevato che da quattro anni e mezzo, ormai, vive solo la stagione invernale. Con la salita invernale del Nanga Parbat, gli Ottomila saliti in inverno sono 13, manca solo il K2 ma, entrambi, hanno confermato che, per ora, non lo faranno. Entrambi impegnati in altri progetti: Txikon andrà in Antartide che lo affascina molto per le formazioni patagoniche e "puoi vedere animali come balene, foche pinguini...".
Naturalmente non si poteva non parlare di Daniele Nardi e Tom Ballard che sul Nanga Parbat, nel febbraio scorso, hanno perso la vita: Alex Txikon il 29 febbraio con il suo telescopio, dopo un tentativo con un drone, ha individuato le due sagome di Daniele e Tom nella parte rocciosa dello sperone Mummery. "Sono contento di aver dato alle famiglie di Tom e Daniele, almeno il punto esatto dove sono morti". I loro corpi sono ancora lì, per volontà dei familiari e perchè il loro recupero è difficoltoso. Questa triste vicenda ha offerto l'occasione, anche, per parlare dell'attività di soccorso e di elicotterista di Simone Moro che il 18 maggio 2012 insieme al pilota trentino Piergiorgio Rosati ha effettuato un recupero di un alpinista ucraino morto, in long line sul Tengkangpoche a oltre 6400 m, riconosciuto come il più alto recupero in parete effettuato con elicottero. Non un soccorso facile per tanti motivi, uno dei quali il dover letteralmente picconare il ghiaccio per estrarre il corpo morto incastrato dalle temperature di quelle altitudini.
Immagini a cura dell'Ufficio Stampa della Provincia autonoma di Trento