Una giornata di formazione per pediatri e medici di famiglia ricca di interventi e di spunti di lavoro nata dall’idea di condividere conoscenze sulla promozione di sani stili di vita nelle comunità di immigrati oltre a presentare il progetto «(s)muovi la salute» di cui l’Apss è capofila.
«Da tempo – ha detto Enrico Nava, direttore per l'integrazione socio sanitaria dell’Apss, in apertura del convegno – si parla della necessità di contestualizzare, nelle culture diverse dalla nostra, i suggerimenti relativi alle cure e ai sani stili di vita. Vivere in un contesto sano influenza la salute in età evolutiva e nel corso della vita. La conoscenza delle culture di provenienza delle persone intercettate dai servizi facilita l’ascolto, la comprensione e la compliance».
Nel suo intervento Laura Battisti, del Dipartimento salute e solidarietà sociale della Provincia autonoma di Trento, ha illustrato i dati relativi a sovrappeso e obesità nelle popolazioni migranti. «In Trentino gli stranieri residenti sono 46.456, pari al 8,6% della popolazione, in prevalenza donne. I dati dicono che l'immigrazione è stazionaria, le persone si spostano per ragioni legate al lavoro e alla famiglia, gli stranieri residenti sono in maggioranza europea, sono donne, in prevalenza di religione cristiana. Molti stranieri sono residenti di lunga data e hanno raggiunto le caratteristiche per acquisire la cittadinanza italiana. Analizzando i dati sullo stato nutrizionale si osserva un eccesso ponderale più frequente negli stranieri: nei bambini in età scolare il 18% è in sovrappeso e il 5% è obeso. Gli stranieri provenienti da paesi a forte pressione migratoria sono a maggior rischio di essere in sovrappeso rispetto agli italiani e di andare incontro ad obesità, diabete, ipertensione già in adolescenza. Tutti i cittadini stranieri ricevono meno consigli degli italiani rispetto alla pratica di attività fisica regolare e al perdere peso o allo smettere di fumare per i fumatori e, in questo, il progetto “(s)muovi la salute” potrà aiutare i professionisti nella prevenzione di sovrappeso e obesità nella popolazione».
Roberto Franceschi, medico dell'Unità operativa multizonale di pediatria dell’Apss e responsabile scientifico del progetto, ha evidenziato che «l’investimento migliore che i pediatri possono fare è quello sull’alimentazione. Attualmente si suggerisce di seguire la dieta mediterranea ma dovremmo chiederci se quello che stiamo proponendo sia sufficiente o vale la pena essere aperti e privilegiare la commistione e il sincretismo alimentare affiancando sapori locali a quelli di altri territori. Abbiamo alcuni strumenti, la piramide alimentare proposta dalla Società italiana di pediatria (SIP) è uno di questi e il progetto “(s)muovi la salute” si propone di metterne a punto altri. Il razionale del progetto è dato dall’impatto olistico, centrato sul paziente e si propone di coinvolgere direttamente gli immigrati. Le linee di intervento previste da “(s)muovi la salute” sono cinque: counselling su sani stili di vita da parte dei pediatri, sviluppo di una App di sana alimentazione transculturale, sviluppo di un libro di cucina con ricette sane multiculturali, iniziative di promozione dell’attività fisica, valutazione dell’impatto e della trasferibilità del progetto».
Con Lucia Galvagni e Sara Hejazi, del Centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler, il tema è stato inquadrato dal punto di vista del rapporto tra alimentazione e religione. Le due ricercatrici hanno evidenziato che per immaginare una medicina ritagliata sul paziente, che tenga conto della sua soggettività, è necessario prendere in considerazione componenti quali ad esempio orientamenti religiosi, abitudini, fattori sociali, culturali, socio-economici o ambientali. A fronte di migrazioni che attraversano il mondo è opportuno un approccio alla salute in termini globali. Tenere conto della storia del paziente e del suo modo di gestire la malattia può fare la differenza e permettere di trovare una strategia adeguata. Anche il cibo rimanda a una componente culturale e rappresenta un alfabeto emozionale, che ricorda la nostra storia e riporta ad un contesto noto e quando si suggerisce un cambiamento alimentare, occorre tenerne conto».
Elena Fornari e Irene Bresadola, dell'Azienda ospedaliera integrata di Verona, hanno proposto una riflessione sui principi di sana alimentazione transculturale e di svezzamento con cibi multietnici, partendo dall’assunto che l’alimentazione è condivisione e i regimi alimentari delle popolazioni sono una combinazione di bisogni, bioma e cultura. Tra i fattori che spingono a cambiare le culture alimentari degli immigrati ci sono: il costo, la reperibilità, i divieti culturali, il valore simbolico del cibo, le festività, le ricorrenze, il periodo di permanenza. Sullo svezzamento la raccomandazione è di non introdurre alimenti prima della 17a settimana e di non procrastinarlo dopo la 26esima settimana. Apportare i giusti nutrienti, favorire una crescita corretta, educare a buone abitudini alimentari, prevenire malattie e sovrappeso in età adulta sottolineano l’importanza dell’alimentazione nel bambino.
Nel pomeriggio sono stati presentati gli strumenti legati a (s)muovi la salute. «Parlare di counselling nutrizionale transculturale – ha sottolineato Monica Ghezzi, pediatra di libera scelta della provincia Trento – significa immaginare un percorso nuovo. I pediatri hanno tante occasioni per entrare in contatto con i bambini, dai primi mesi di vita ai 13 anni di età. Ma quali sono gli ostacoli che i pediatri possono incontrare con le famiglie straniere? A volte la barriera linguistica è un problema e ci sono difficoltà a conoscere le abitudini alimentari».
Rosa Maimone, ricercatrice della Fondazione Bruno Kessler, ha illustrato le potenzialità della App, che sarà sviluppata all'interno del progetto, per motivare le famiglie con bambini a mangiare sano e per supportare il medico nell'attività di counselling. Sara Carneri, del Dipartimento salute e solidarietà sociale, ha presentato i passi previsti per realizzare una guida di ricette sane multiculturali con gli immigrati di cinque aree geografiche presenti in Trentino (Est Europa, Nord Africa, America Latina, Africa Subsahariana, Asia): «Abbiamo iniziato incontrando le persone singolarmente, per ascoltare e raccogliere ricette di diversi paesi. Ricette sane, veloci, di tutti i giorni. Sappiamo che le regole e i suggerimenti, per essere efficaci, devono tener conto delle abitudini e della cultura d’origine. Se sono condivisi dalle comunità è probabile che le reti si attivino nella promozione di una sana alimentazione».
Beatrice Agostini, dell’Unione italiana sport per tutti (UISP) - Comitato del Trentino, ha presentato le iniziative che andranno a indagare gli ostacoli materiali e immateriali all’accesso all’attività sportiva da parte degli immigrati. «Sappiamo che gli stranieri fanno meno movimento, ma vogliamo capire il perché attraverso incontri di gruppo con insegnanti, pediatri, operatori, famiglie e bambini. Sono previste attività formative sul tema dell'interculturalità rivolte agli operatori sportivi e ai volontari e, in autunno, saranno proposte attività sportive accessibili a tutti, a costo zero, sfruttando parchi e zone verdi della città».
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Interviste video:
> intervista Annunziata Di Palma, direttore unità operativa multizonale di pediatria Apss: https://youtu.be/wd9NDr-CMTw
> intervista Roberto Franceschi medico unità operativa multizonale di pediatria Apss: https://youtu.be/Ra_4KtLoYXw
> intervista Rosa Maimone ricercatrice Fbk: https://youtu.be/8LgUm7TfcU0