
Partire, mettersi in moto, con una nuova idea che diventa poi una nuova impresa, questo è il significato del termine inglese "startup" ormai entrato nel comune linguaggio dell'economia. Ma un'idea, per trasformarsi in un'impresa, ha bisogno di un capitale ed ecco che entra in gioco il "venture capital" ovvero il capitale di un finanziatore che investe per sostenere la crescita di una nuova azienda, convinto delle potenzialità di sviluppo dell'idea che sta alla base del tutto. Alcuni protagonisti di queste esperienze, di successo, nel settore delle startup, si sono confrontate oggi al Festival dell'Economia. Secondo l'economista Innocenzo Cipolletta, presidente dell'Università di Trento, le startup sono il luogo dove le idee si concretizzano e possono determinare alcuni rovesciamenti sociali. "Le grandi imprese - ha detto Cipolletta - non riescono ha produrre innovazione, perché in un certo senso l'innovazione è "eversiva" e rischia di determinare un sovvertimento delle posizioni acquisite, per questo le startup - ha concluso Cipolletta - possono essere un elemento di crescita per il Paese e anche una fattore di mobilità sociale, perché attraverso una buona idea, ben finanziata, qualcuno può emergere e salire la scala sociale".
L'investimento sulle startup è un po' mancato negli ultimi anni in Italia, è stato detto nel corso del dibattito, ma adesso grazie anche al sostegno delle istituzioni, le cose stanno migliorando. "Esistono grandi opportunità - ha detto Massimiliano Magrini di United Ventures - a patto che chi apre una startup, abbia l'ambizione di crescere e diventare grande". "Il venture capital - ha aggiunto Andrea Di Camillo di P101 - può garantire il ricambio della classe imprenditoriale italiana e questo può avvenire anche in tempi molto rapidi". -