Il 15 dicembre alle ore 12.30 circa il Manifesto di Isgrò-Marinetti, alto più di sei metri per quattro di base, scenderà trionfalmente nel vuoto della hall, "come una di quelle fanciulle arabe" dice l'artista "che Marinetti adolescente vide esibirsi nella danza del ventre sulle rive del Nilo".
Il giorno successivo, domenica 16 dicembre dalle ore 10.00-13.00, il Corso di cancellazione continuerà in una sala del Museo trasformata in una vera e propria aula scolastica, con tavoli, pennarelli e assistenti "che addestreranno adulti e bambini" dichiara Isgrò "a liberarsi di tutte le parole inutili che intristiscono la nostra vita di tutti i giorni".
E così conclude: "Era mia intenzione preparare una lezione speciale anche per i ladri, per insegnargli come si cancellano le impronte digitali e le tracce compromettenti, ma mi è stato fatto presente che a questa parte del Corso non si sarebbe iscritto nessuno".
"Nous voulons effacer. Nous voulons revêr. Noi vogliamo cancellare. Noi vogliamo sognare. Sono queste le sole parole che io faccio emergere dal testo di Marinetti" spiega l'artista "come segno forte in direzione di un'utopia ancora concretamente perseguibile da parte dei giovani: la possibilità di crescere in un mondo più umano e pacificato. Paradossalmente ciò che suggerirebbe oggi il bellicoso Marinetti se fosse ancora tra noi. Marinetti probabilmente non invocherebbe più la guerra come sola igiene del mondo. Insomma, Marinetti sarebbe oggi più pacifista di Gandhi. Sta qui la novità della mia proposta rispetto alla lettura che di solito si dà del Futurismo".
"Dubito molto" conclude Isgrò "che Marinetti invocherebbe ancora oggi l'uccisione del Chiaro di Luna: perché il Chiaro di Luna è sparito grazie ai gas tossici che inquinano l'atmosfera. E lui, figlio della sua epoca ma uomo intelligente come pochi, se ne accorgerebbe per primo, cambiando registro".
Per prenotare la partecipazione al workshop di domenica 16 dicembre: area educazione, tel. 0464.454154-108, education@mart.trento.it
Emilio Isgrò - Biografia
Nato a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1937, Emilio Isgrò è fra i più poliedrici artisti e intellettuali critici della sua generazione. Celebre per le sue cancellature, opere che ottengono in negativo una rasura del testo iniziale, mediante ossessive e puntuali barrature nere che lasciano talvolta intravedere alcune parole, Isgrò si è inoltre dedicato alla Poesia, il giornalismo e la drammaturgia. Esordisce nei primi anni Sessanta inserendosi da subito nel filone di ricerche, fra immagine e testo, della Poesia Visiva, che anticipa già alcuni temi e intuizioni che saranno, successivamente, dell'Arte Concettuale. Nel corso degli anni, Isgrò esplora anche altri linguaggi delle arti visive sfociando nell'installazione e nella recente "scultura" il Seme d'arancio (1998) per la sua città natale. Sue mostre personali si sono recentemente tenute presso il Centro per l'Arte Contemporanea Pecci di Prato (2008), la Fondazione Marconi di Milano (2012) e nel complesso di Santa Maria dello Spasimo a Palermo (2000-2001). Nel 2007 Alberto Fiz ha raccolto in un volume antologico molti dei suoi scritti dal 1963 sino ad oggi.
(lm)
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