
"La delega sugli ammortizzatori sociali - sottolinea ancora Olivi - è stata pensata non semplicemente per ereditare delle competenze prima in capo allo Stato, ma per mettere in campo strumenti e politiche sia attive che passive in grado di andare oltre a ciò che già esiste a livello nazionale. Quello che manca per completare il quadro è appunto il reddito di continuità, ovvero quell'ammortizzatore sociale con il quale possiamo dare un sostegno ai lavoratori che sono esclusi dall'applicazione degli altri ammortizzatori. Il reddito di continuità diventa fondamentale perché va ad assumere lo stesso fine che oggi riveste il reddito di attivazione, cioè integrare e implementare il sostegno al reddito dei lavoratori delle imprese più piccole, nella prospettiva, ormai non lontana, che la cassa in deroga, oggi finanziata dallo Stato, non sia più sufficiente a coprirne il fabbisogno".
vediamo di riepilogare i termini della questione sul piano tecnico.
I fondi di solidarietà sono indicati dalla legge Fornero come lo strumento destinato a prendere il posto della cassa integrazione guadagni in deroga, la cui esistenza è prevista fino al massimo al 2016. Proprio la cassa integrazione in deroga ha consentito dal 2009 alle imprese con meno di 15 dipendenti di poter salvaguardare il proprio patrimonio professionale e di evitare il licenziamento del personale temporaneamente in esubero attraverso finanziamenti erogati dallo Stato e dalla Provincia.
L'utilizzo di questo strumento è stato sin'ora importante, con un livello di spesa complessivo negli anni 2013 e 2014 superiore ai 10 milioni di euro. Nello stesso periodo la Provincia ha indicato nel reddito di continuità la leva idonea a realizzare, nell'ambito degli strumenti di conservazione dei rapporti di lavoro, la delega conferita dallo Stato in materia di ammortizzatori sociali.
Anche le Parti Sociali hanno maturato la consapevolezza dell'opportunità di garantire alle imprese ed ai lavoratori meccanismi stabili di possibile salvaguardia dei rapporti di lavoro nei periodi di crisi temporanea.
Con protocollo proposto dal vicepresidente Olivi e sottoscritto il 12 aprile 2014, Provincia e Parti Sociali hanno individuato nel fondo di solidarietà territoriale lo strumento idoneo a consentire alle imprese con meno di 15 dipendenti di sospendere i rapporti di lavoro con i propri collaboratori momentaneamente in eccesso, anziché licenziarli. Il fondo territoriale si distingue per essere riferibile a tutte le categorie contrattuali e potrà avvantaggiarsi della gestione presso l'Inps e di finanziamenti non solo privati, ma anche provinciali. Per il vicepresidente Olivi "l'ipotesi del fondo di solidarietà territoriale è unica nel panorama nazionale poiché promuove la logica inclusiva del territorio, come a suo tempo si fece per il fondo di previdenza complementare Laborsfond, anziché della singola categoria economica e contrattuale. Il fondo territoriale è destinato a coinvolgere tutti i lavoratori del Trentino, non solo quelli appartenenti ad aree contrattuali interessate da iniziative a livello nazionale".
La percorribilità del progetto trentino era subordinata al parere favorevole del Ministero del lavoro, che dopo lunga riflessione e dialogo con la Provincia, è finalmente arrivato.
Ora, l'istituzione del Fondo dipende tecnicamente dalla sottoscrizione di un contratto o accordo collettivo da parte delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale. L'assessore Olivi ha già preannunciato la prossima convocazione delle parti per far avanzare il progetto.
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