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“I dati – ha esordito Rossi - ci dicono che negli ultimi dieci anni si è innescata una lieve inversione di tendenza nello spopolamento delle aree di montagna. Nel complesso si registra una piccola crescita, dell’1,3%, anche se con forti diversità ra regioni e regioni. Non dipende solo dall’Autonomia. Dipende da ciò che si è fatto o non si è fatto. In Trentino la popolazione è cresciuta del 9%. In Friuli, in montagna, la popolazione è calata del 10%. I fattori sono diversi. Un certo impatto possono averlo anche le migrazioni. Ma soprattutto, conta la consapevolezza che le comunità hanno di sé, e gli sforzi che si fanno in favore dell’innovazione. Certo, il vantaggio competitivo dell’Autonomia è fondamentale. Nel Secondo dopoguerra il Trentino era poverissimo. All’epoca non chiedemmo di poter gestire le risorse economiche di cui disponiamo oggi, chiedemmo di continuare ad esercitare le competenze che anche in precedenza avevamo esercitato, potendo decidere del nostro futuro. La Repubblica italiana, con una lungimiranza che le va riconosciuta, ci accordò questa possibilità. Dopo, si è trattato di riempire l’autogoverno di contenuti. Anche in epoca recente. La riforma del Titolo V della Costituzione e poi la crisi economica ci hanno spinto a fare, con responsabilità, dei sacrifici. Oggi a noi rimangono 7/10 delle nostre entrate fiscali, rispetto ai 9/10 di prima della crisi. Al tempo stesso, però, abbiamo continuato a coltivare una visione ambiziosa del futuro e dei confini. Un esempio: abbiamo una nostra autostrada, che incassa circa 800.000 euro al giorno di tariffe. Al netto delle spese, le risorse che rimangono le abbiamo utilizzate per impostare politiche di lungo periodo. Abbiamo fatto un accordo con lo stato, che oggi ci permette di cofinanziare il tunnel del Brennero. Questo ci consnete di essere come Provincia autonoma dentro la governance della società che sta realizzando il tunnel. Cosa vuol dire questo? Che non possiamo pensare di ragionare solo rimanendo all’interno dei nostri confini. Dobbiamo anche guardare fuori. Il senso di avere un’università ad Edolo è più o meno lo stesso, credo. E lo stesso vale ad esempio per il tema dell’energia. Stiamo ragionando a nuove alleanze, con la pianura, con il comune di Verona. Questo significa una Autonomia responsabile e ambiziosa. Non tutte le autonomie lo sono.
Ciò vale anche per la Macroregione. Immaginare politiche della montagna senza guardare al di là dei confini della montagna è una pura illusione. Per questo è importante avere in Eusalp la partecipazione di regioni che non sono solo montane. Ma la governance dei processi deve rimanere alla montagna. E’ la montagna a dover tracciare le coordinate delle proprie politiche di sviluppo, anche nelle loro interrelazioni con le aree di pianura”.
Dedicato alla memoria di Luigi Zanzi (1938-2015) e ospitato dall’Università della Montagna di Edolo, sede distaccata dell’Università di Milano, il convegno di oggi si è aperto con un collegamento da Bruxelles con Marco Onida, già segretario generale della Convenzione delle Alpi, ora alla Direzione generale per la politica regionale dell’Unione europea. “Le grandi regioni, nella costruzione della stratergia regionale alpina, hanno sempre portato avanti un approccio che di fatto prendeva le distanze da una visione specificamente centrata sulla montagna – ha spiegato - . Ciò era evidente anche nella composizione della Convenzione delle Alpi, a cui alcune regioni importanti, che comprendono territori di montagna ma anche di pianura, non avevano aderito. Eusalp invece vede finalmente presenti gli attori regionali. Se la montagna torna al centro, ora, dipende solo da noi. I problemi della montagna sono sempre gli stessi. In primo luogo, la montagna è scarsamente abitata, e quindi scarsamente rappresentata sul piano politico. Ma vi sono comunque opportunità nuove, da comprendere e da cogliere”.
“La montagna era al margine, ma sta lentamente torrnando al centro dell’attenzione – ha choisato Bonomi - . In passato, nella stagione del Fordismo, era considerata come sinomimo di energia idroelettrica e acqua. Il post-Fordismo è stato sinonimo di turismo e seconde case. Oggi, nell’era della green economy, la montagna, che prima era al margine, dipendente dalla dimensione urbana, può tornare a diventare centrale, e può rinegoziare anche il suo essere parte del capitalismo delle reti, dei flussi, dall’energia alle vie di comunicazione, fino alla finanza. Diventa quindi centrale la dimensione della politica, nel collegare flussi e luoghi. Come si pensa una realtà come la Valcamonica? In relazione alla pianura o al contesto montano? Il dibattito è aperto”
L’onorevole Marina Berlinghieri ha raccolto la sollecitazione spiegando l’impegno, anche a livello centrale, nel ridiscutere il modello di governance, in particolare sull’asse centro-periferia. “La montagna ha problematiche comuni ma al tempo stesso è divisa, amministrativamente e fisicamente – ha detto - . Bisogna trovare strategie e indirizzi comuni ma anche dare la possibilità agli organi locali di pensare risporte specifiche per bisogni specifici, che interessano quel territorio lì. Al tempo stesso, la montagna non è un’isola. Per funzionare ha bisogno di interconnessioni forti con le aree più popolate, e di fare sistema. L’innovazione tecnologica può offrire in questo senso opportunità essenziali”.
Per Ugo Parolo, sottosegretario alle politiche della montagna della Regione Lombardia, “la cornice ora c’è, è Eusalp. Bisogna riempirla di contenuti. E ciò anche in relazione alle riforme costiuzionali che stanno venendo avanti a livello nazionale. La riforma, nel cercare di eliminare i contenzioni fra stato e regione, di fatto riporta tutti i poteri e le funzioni principali allo stato, in ambiti che vanno dal turismo all’energia. Non solo: anche il clima ostile che si respira oggi attorno alla politica ci danneggia. Per negoziare ci vuole potere di rappresentanza. In futuro avremo autonomie territoriali forse minacciate ma che comunque conservano le loro prerogative, e altre regioni montane sottorappresentate. Il futuro però non è fare la guerra alle Autonomie. E’ prenderle ad esempio. Le risorse della Lombardia non vanno a finanziare le Autonomie di Trento e Bolzano, come spesso si dice. Le Autonomie funzionano perché sono più efficienti”.
La tavola rotonda è proseguita con gli interventi di Andrea Mairante, della Commisione europea di Bruxelles, di Anna Giorgi leader dell’Action group 1 di Eusalp, e di Boglarka Fenyvesi-Kiss, che in Eusalp coordina per la Provincia autonoma di Trento il gruppo di azione 3, dedicato in particolare al confronto e allo scambio di buone prassi nel campo dell’istruzione e della formazione. “Stiamo gettando le basi per una cooperazione concreta fra i territori dell’Eusalp – ha detto – da portare all’attenzione dell’Unione europea, affnché le peculiarità delle terre di montagna vengano tenute nella giusta considerazione e adeguatamente valorizzate. Il Trentino dal canto suo ha investito molto nell’ambito della scuola e della formazione professionale, anche con progetti innovativi come quello riguardante il trilinguismo, e la sua esperienza rappresenta oggi un esempio importante anche per le altre regione di montagna, sull’uno e l’altro versante dell’arco alpino”.
All.: interviste al presidente Rossi e a Boglarka Fenyvesi-Kiss