Luca Zeni, che ha portato anche i saluti dell'assessore provinciale alla cultura Tiziano Mellarini, ha evidenziato come questo progetto "ci ricorda che prima di tutto dobbiamo mettere al centro le persone con la loro dignità. Una delle sfide che dovrà affrontare la sanità in futuro - ha infatti spiegato l'assessore provinciale Zeni - riguarda proprio l'invecchiamento progressivo della popolazione. In Trentino vi sono fra i 7.000 e i 10.000 malati di demenze, soprattutto Alzheimer, e sappiamo purtroppo che al momento la scienza non ha individuato ancora una cura. Dobbiamo quindi pensare prima di tutto alla loro dignità di persone; riuscire a coinvolgerli in percorsi come T-Essere Memoria è di fondamentale importanza. Questo è uno degli obiettivi che ci siamo posti: abbiamo approvato da poco il Piano provinciale per le demenze, all'interno del quale ci sono alcuni punti cardine, fra cui la capacità di diagnosticare precocemente la malattia per frenarne il decorso, riuscire a dare certezze alle famiglie e risposte graduali, infine creare sul territorio una rete; la stiamo costruendo coinvolgendo le strutture, l'azienda sanitaria, i comuni e le comunità, per creare un sistema che ci consenta di affrontare queste criticità in modo efficace".
Il presidente dell’APSP Margherita Grazioli di Povo Renzo Dori ha quindi spiegato che il percorso proseguirà anche nel corso del 2016 e sarà ampliato coinvolgendo altre Rsa del territorio provinciale: al termine della presentazione, infatti, si è tenuta la firma del protocollo con il dirigente della Soprintendenza per i Beni culturali, Franco Marzatico. Il premio di mille euro, che è stato devoluto sempre oggi alla APSP di Povo per ulteriori iniziative a favore dei malati di Alzheimer, è stato consegnato nei giorni scorsi a Parigi da Anne-Catherine Robert-Hauglustaine, direttrice generale dell'ICOM - International Council of Museums, a Luisa Moser, responsabile dei servizi educativi dell'Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento e a Emanuela Trentini, educatore professionale del Nucleo Alzheimer della APSP M. Grazioli di Povo.
Il Festival Museès (Em)portablès è stato ideato da Museéum Experts, un'istituzione che da oltre vent'anni si occupa di valorizzazione dei luoghi della cultura. Per la prima volta nel 2016, l'ICOM si è associato al festival con la creazione, in collaborazione con il sito Louvre pour tous, del “Premio ICOM-Musei per tutti” al quale hanno partecipato video provenienti da Francia, Spagna, Ungheria, Repubblica Ceca, oltre al video di “T-Essere Memoria” che è risultato vincitore. Il premio è rivolto alle creazioni audiovisive, della durata massima di 3 minuti e realizzate con il cellulare, che mettono in scena l'approccio ai musei da parte di pubblici che solitamente sono penalizzate a causa di un ridotto accesso alla cultura (fasce sociali deboli, persone con disabilità, nuovi immigrati, residenti nelle zone rurali, etc.). Il premio sottolinea l'impegno da parte di ICOM per favorire la fruibilità dell'offerta museale e culturale più in generale da parte di tutti i tipi di pubblico. Una visione contemporanea della cultura che si apre alla società e fa sì che i musei siano entità coinvolgenti, inclusive dove si facilitano la partecipazione e l'interattività senza escludere nessuno.
A questo link il video:
Il progetto “T-Essere Memoria”, attuato da febbraio a giugno 2015, ha coinvolto un gruppo di 12 malati di Alzheimer ospiti dell'Azienda Pubblica di Servizi alla Persona di Povo (dotata di un nucleo specializzato rivolta a questo tipo di pazienti). Il percorso sperimentale è stato proposto dai Servizi Educativi dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali nell'ottica di aprire le porte del Museo delle Palafitte di Fiavé ad un pubblico che difficilmente in questa fase della vita viene accompagnato in museo o partecipa a laboratori archeologici. Sono stati condotti sei incontri con laboratori pratici e un'uscita finale presso il museo. Il primo momento di confronto è stato finalizzato alla conoscenza reciproca, indispensabile per prendere confidenza ed instaurare un rapporto di fiducia sia con l'educatore che con gli altri partecipanti. Negli incontri successivi, partendo da copie di reperti appositamente selezionati, si è dato ampio spazio all'osservazione, alla manipolazione e alla discussione, in modo da mettere in atto la stimolazione cognitiva e la valorizzazione delle abilità residue. Ogni partecipante ha potuto toccare, osservare, riconoscere alcuni oggetti, fare supposizioni, cercare di portare a galla ricordi o antichi gesti. Reperti molto semplici, essenziali ma ricchi di significato, utili per stimolare la memoria dei partecipanti.
Attraverso l’interazione diretta con i reperti, si è cercato di sollecitare lo scambio di idee, di far scaturire ricordi ed esperienze personali e di mettere in relazione il proprio vissuto con i materiali e gli oggetti archeologici. Sono stati inoltre proposti, partendo dalle attività documentate dagli archeologi a Fiavé, laboratori di tessitura, lavorazione dell'argilla e preparazione del burro. Tutte le pazienti hanno partecipato volentieri (aspetto non scontato per chi soffre di Alzheimer), si sono messe in gioco, hanno saputo riprodurre, con estrema facilità e grande attenzione antichi gesti, dimostrando come alcune abilità, quali il "saper fare", la manualità e la creatività permangano nonostante la malattia, se adeguatamente sollecitate. I laboratori pratici sono risultati esperienze stimolanti, emotivamente coinvolgenti e piacevoli, che hanno permesso di accedere a personali memorie e saperi, di potersi mettere in gioco, sperimentare le proprie abilità e anche aumentare la propria autostima.
La visita al Museo delle Palafitte e all'area archeologica ha concluso il percorso: uscire dalla struttura protetta per andare in un posto nuovo e sconosciuto è stato un momento arricchente e ha assunto anche un valore particolare. Il museo si è dimostrato infatti un luogo ricco di stimoli dove le partecipanti hanno mostrato grande capacità di osservazione, anche di particolari che sfuggono ai più. Si sono sentite a loro agio, libere di muoversi, di esprimersi, di toccare, di fare domande e di veder esaudite le loro curiosità. Momenti dedicati a laboratori pratici, alla creatività e la visita ad un museo, possono dunque influenzare positivamente la qualità della vita di un paziente affetto da Alzheimer.
L’esperienza fatta ha confermato che il museo, se reso fruibile e “partecipativo” può avere un ruolo sociale e può aiutare nel decorso della malattia a migliorare la qualità di vita dei pazienti ma anche di chi si occupa di loro, i care giver, i quali si trovano a condividere questa devastante patologia.
Il Gruppo di lavoro che ha seguito il progetto è composto da Luisa Moser (responsabile dei Servizi Educativi dell’Ufficio beni archeologici, Soprintendenza per i beni culturali), Roberto Maestri, Alberta Faes e Emanuela Trentini (animatore, fisioterapista e educatore della APSP di Povo).
I risultati positivi di questo innovativo percorso hanno consentito, tramite il protocollo sottoscritto oggi, di coinvolgere altre APSP del Trentino (Santa Croce nel Bleggio, Santo Spirito a Pergine Valsugana, Pinzolo, Condino, Pieve di Bono e Storo) dove nei prossimi mesi sarà riproposto il progetto con incontri, laboratori e visite al sito archeologico e al Museo delle Palafitte di Fiavé.
Riprese, immagini e interviste a cura dell'Ufficio Stampa