
“Questo ulteriore momento di approfondimento - sottolinea il direttore del Parco, Vittorio Ducoli - intende consolidare la rete di relazioni che da anni abbiamo stabilito tra coloro che sulle Alpi italiane si occupano della conservazione del Gallo cedrone per scambiare dati e buone pratiche di gestione. La ricerca su questa specie occupa un posto di primo piano all'interno delle attività scientifiche del Parco anche perché caratterizzata da una attività di monitoraggio di lunga durata, in grado dunque di fornire esperienze di grande interesse e utilità per Enti, ricercatori ed operatori che si occupano di salvaguardia e di studi in questo particolare settore ambientale”.
Il Gallo cedrone, il più grande fra i galliformi italiani, è ormai scomparso dalla maggior parte delle foreste delle Alpi ma è ancora presente nel Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino e nelle aree limitrofe con una popolazione di qualche centinaio di esemplari. In considerazione della sua rarità è una specie particolarmente significativa a livello europeo, rientrando nell'allegato A della cosiddetta “Direttiva Uccelli”. La ricerca, partita nel 2009, ha permesso l'acquisizione di approfondite conoscenze su questa specie, con particolare attenzione agli spostamenti e alle esigenze ambientali, indagando anche i fattori che influenzano la dinamica di popolazione. La ricerca ha previsto la cattura e la marcatura di una trentina di Galli cedroni, che sono stati muniti di radiocollari e seguiti con la tecnica della radiotelemetria.
“In questi anni, nel corso di questa ricerca - evidenzia Piergiovanni Partel, responsabile del settore ricerca del Parco - questi momenti di approfondimento si sono sempre dimostrati molto utili per mettere in comune, in maniera concreta e partecipata, azioni di conservazione e risultati di diversi contesti territoriali delle Alpi. Va ricordato che proprio le Alpi orientali italiane rivestono un ruolo fondamentale per la conservazione del Gallo cedrone, in ragione della presenza di popolazioni ancora vitali. Questo implica una forte responsabilità per le Comunità di questi territori che sono chiamate a mettere in campo azioni di conservazione efficaci nei confronti di questa importante specie”.
In allegato il programma del convegno