
La nuova rete di Riserve – guidata fino alle elezioni amministrative di maggio dal presidente Matteo Paolazzi - nasce dalla precedente Rete di Riserve Alta Val di Cembra – Avisio, che era sorta nel 2011 (una delle prime realtà di questo tipo in Trentino) per volontà di 5 Comuni (4 oggi fusi nella municipalità di Altavalle, ai quali si aggiunge Capriana) e che oggi triplica la sua estensione. Entrano dunque ufficialmente a far parte della Rete i Comuni di Valfloriana, Lona Lases, Cembra Lisignago e Albiano; la Comunità territoriale della Val di Fiemme; la Magnifica Comunità di Fiemme; le Asuc di Lona e di Lases e l'Agenzia Provinciale per le Foreste Demaniali (Aprofod). In sala, accanto a tanti cittadini che nel corso degli anni hanno aderito a tante iniziative, spiccavano le fasce tricolori dei sindaci dei Comuni interessati, che con la loro presenza hanno testimoniato l'importanza di continuare a investire sulla conoscenza, sulla conservazione e sullo sviluppo del territorio. L'allargamento della rete, secondo il presidente Paolazzi, è “una grande opportunità di crescita per le valli di Cembra e Fiemme. Gli aderenti sono consapevoli del grande valore dell'ambiente che grazie alle sue caratteristiche offre grandi opportunità di sviluppo”. Con la sottoscrizione dell'accordo – ha evidenziato il presidente della Comunità della Val di Cembra, Simone Santuari – si apre una nuova sfida: “L'ambiente naturale favorisce lo sviluppo. Per questo è importante unire le forze ed essere coesi per cogliere questa opportunità fino in fondo”. Tra gli altri, sono intervenuti anche il vicesindaco di Albiano Edj Ravanelli, il presidente del Consorzio dei Comuni Bim Adige Donato Preti, il presidente della vallata Avisio Bim Adige Armando Benedetti e il dirigente del Servizio aree protette e sviluppo sostenibile Romano Stanchina.
“La nascita della nuova Rete - ha aggiunto il l'assessore provinciale all'ambiente - dimostra che i territori, soprattutto quelli che non hanno avuto un intenso sviluppo turistico, ritengono che il patrimonio naturalistico possa essere un’opportunità di sviluppo sostenibile, come peraltro testimonia l'impegno finanziario messo in campo dagli attori coinvolti (il progetto prevede infatti un finanziamento provinciale del 30%). L'ambiente, come emerso in maniera chiara nell'ambito degli Stati generali della montagna, è non solo un biglietto da visita importante, ma un elemento identitario e motore dello sviluppo dei territori più lontani rispetto ai centri più popolosi”.
L'Accordo di programma che dà vita alla Rete di Riserve è corredato da un documento tecnico, uno strumento di analisi del territorio che programma le azioni da attuare nel triennio di durata dell'accordo, e da un Programma finanziario, che stabilisce le risorse a disposizione per le azioni individuate. Le risorse saranno destinate a numerose azioni di conservazione attiva della natura e di sviluppo sostenibile del territorio, tra cui, a titolo di esempio: interventi ambientali in Aree Rete Natura 2000, interventi di recupero e manutenzione di prati, castagneti e lariceti, azioni a favore dell'apicoltura e dell'agricoltura biologica, progetti per il mantenimento del paesaggio agricolo tradizionale e della biodiversità, proposte di turismo lento e sostenibile, formazione, educazione e sensibilizzazione ambientale.