Negli ultimi due anni il progetto europeo PlurAlpsha lavorato sula promozione di una cultura accogliente, aumentando l'attrattività del territorio e la coesione sociale delle zone alpine, attraverso servizi e pratiche innovative per l’integrazione degli immigrati e la coesione sociale. A tale fine la Fondazione Franco Demarchi ha coordinato, nei territori della Val di Non (9,1 % di presenza di immigrati sulla popolazione) e della Val di Sole (7,9 % di presenza di immigrati sulla popolazione), una ricerca sociologica e un approfondimento antropologico, coinvolgendo amministrazioni, popolazioni e stakeholder locali. La ricerca svolta nelle due vallate trentine da Francesco Della Puppa e Serena Piovesan - ricercatori incaricati della Fondazione Franco Demarchi - ha messo in luce i contorni di una migrazione ben radicata sul territorio di carattere “familiare”, anche se permangono movimenti migratori stagionali, legati ai ritmi della raccolta e del turismo che, in parte, tenderebbero a stabilizzarsi permanentemente. Rispetto alla dimensione economico-produttiva i ricercatori riportano la progressiva difficoltà, come elemento di novità, di reclutamento di manodopera autoctona e comunitaria, soprattutto dall’Europa orientale, e la tendenza alla sostituzione dei lavoratori, spesso stagionali e di tali provenienze, con lavoratori originari dall’Africa subsahariana. “Accanto a ciò - concludono Della Puppa e Piovesan - pare affermarsi il ricorso al subappalto con lavoratori in distacco gestiti da agenzie di reclutamento ed emergono, anche se non come elemento strutturale, casi di grave sfruttamento lavorativo e caporalato.”
Michela Semprebon, dello IUAV di Venezia, ha posto alcune riflessioni sul progetto di accoglienza diffusa promosso dalla Cooperativa K-Pax di Breno nel più ampio territorio della Valle Camonica e della Provincia di Brescia. A fronte di un contesto politico non sempre favorevole all'accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, di un contesto economico di crisi, con il declino di alcuni dei principali settori della valle, di un contesto territoriale isolato, la ricercatrice ha riportato l’esperienza di K-Pax, la quale ha sperimentato negli anni un approccio mirato all'inserimento di lungo periodo di un piccolo gruppo di richiedenti asilo e rifugiati, promuovendo il loro collocamento abitativo e lavorativo attraverso iniziative che valorizzano le risorse della valle e costruendo relazioni di collaborazione con attori del settore pubblico e terzo settore. “Questa sperimentazione all’insegna di un welfare per tutti - ha aggiunto la ricercatrice - sta procedendo bene.”
Osvaldo Costantini, incaricato dall’Istituto per gli Studi Religiosi (FBK), ha preso in esame il ruolo di due comunità religiose nelle reti migratorie in Val di Sole ed in Val di Non: il gruppo dei musulmani e gli ortodossi rumeni che si riuniscono a Cles. Il ricercatore ha descritto non solo le caratteristiche religiose dei gruppi, ma il loro ruolo sociale soprattutto nella mediazione dell’orizzonte di aspettative legato alla migrazione e nell’elaborazione della vita sociale in Italia.
Sulle dinamiche della convivenza partendo da alcuni aspetti caratterizzanti legati alle abitudini alimentari in termini identitari, più o meno lusinghieri, dei nuovi abitanti delle vallate delle Alpi Marittime, è intervenuta Gaia Cottino dell’Università di Napoli l’Orientale. Dalla ricerca presentata è emerso come il cibo, risorsa che in parte possiamo controllare, nella sua dimensione reale e simbolica di pratiche e “tropi”, si presenta come un osservatorio privilegiato sulle dinamiche di convivenza nelle vallate e le pratiche alimentari dei migranti, siano essi residenti di lungo corso o richiedenti asilo da poco arrivati sul territorio, sono lo specchio di come essi vivono il dislocamento. Se produzione, preparazione e consumo di cibo, conclude Cottino, vedono la coinvolta la totalità degli abitanti delle valli, la compartecipazione a questi processi è affare ben più complesso.
La ricercatrice Cristina Dalla Torre di Eurac Research, partner del progetto PlurAlps, ha presentato gli esiti del progetto pilota sulle strategie di sviluppo della cultura dell’accoglienza messe in campo dagli attori locali quali strumenti d’integrazione, inerenti l’esperienza condotta in Alto Adige a Malles Venosta e in Val Gardena. Partendo dal presupposto che la promozione del pluralismo, nuova condizione dei comuni alpini “trasformati”, richiede attività che agiscono sia a livello istituzionale che culturale (Kymlicka, 2017), la ricercatrice ha illustrato come il pluralismo e la cultura dell’accoglienza, in termini di apertura e accettazione su diversi livello degli immigrati, sono strumenti per superare il confine tra nuovo abitante e popolazione locale.
Al termine del convegno Antonio Cristoforetti, ricercatore della Fondazione Franco Demarchi, ha presentato alcuni aspetti salienti del Libro bianco, in corso di sviluppo all’interno del progetto PlurAlps, titolato “Promuovere il pluralismo come chiave per lo sviluppo locale nello Spazio Alpino”, costruito attraverso un approccio partecipativo. Sarà presentato ufficialmente al termine del progetto il 10 ottobre a Bolzano e conterrà alcune raccomandazioni (15suddivise in 3 categorie) su cosa dovrebbero fare gli attori della società civile, del mondo delle imprese e del settore pubblico a diversi livelli (locale, regionale, nazionale e transnazionale) per promuovere l'innovazione sociale, culturale ed economica e sostenere il pluralismo e il benessere a livello locale.
Oggi alla Fondazione Franco Demarchi un convegno nazionale
“Radicamento sociale” e pratiche di accoglienza nello spazio alpino
Si è svolto oggi il convegno sull’immigrazione nello spazio alpino, organizzato nell’ambito del progetto europeo PlurAlps dalla Fondazione Franco Demarchi. Sono stati illustrati i risultati di ricerca dell’iniziativa e anticipati i contenuti del Libro bianco, che sarà presentato ufficialmente il 10 ottobre a Bolzano, scritto dai dieci partner del progetto. Un ulteriore contributo è stato portato dai ricercatori e dalle ricercatrici provenienti da università e istituti di ricerca nazionali, che hanno presentato lavori sull’immigrazione nelle aree alpine italiane per la condivisione di una riflessione e un confronto tra diverse realtà di tale territorio.