L'immagine degli Stati Uniti, paladini di libertà e democrazia, è messa in discussione dalla "lecture" di Robert W. McChesney, chiamato al Festival dell'Economia di Trento a parlare di democrazia postcapitalista.
"L'economia politica degli Stati Uniti e dell'Europa – esordisce McChesney – vive il paradosso del forte aumento della produttività, accompagnato dal calo della qualità di vita delle persone. Le acciaierie producono oggi sei volte di più rispetto agli anni '70 ma oggi gli operai non stanno meglio, anzi. Il loro reddito procapite non è salito e in futuro il divario aumenterà ulteriormente".
Secondo McChesney, la stagnazione è e sarà la normalità nelle economie occidentali: "Non c'è uscita dal tunnel. Non stiamo parlando di depressione ma semplicemente di salari e stipendi più bassi, quindi di una ricchezza meno diffusa, a cui i governi rispondono con la riduzione dei servizi di assistenza sociale e l'aumento della pressione fiscale, pensando di utilizzare meglio le risorse. L'austerità è destinata però favorire la stagnazione".
McChesney individua le cause della disuguaglianza nella tensione "storica" tra capitalismo e democrazia: "Sono nemici mortali. Il capitalismo moderno è un sistema fondato sulle disuguaglianze: chi ha il potere economico detiene anche il potere politico. Solo se noi riusciremo a minimizzare le disuguaglianze, avremo un capitalismo diverso, migliore".
La forza della finanza e dell'economia privata è tale negli Stati Uniti che la corruzione e la capacità di condizionare l'apparato governativo è ai massimi livelli: "Non stiamo parlando di mazzette ma della capacità di affermare, all'interno della struttura pubblica e governativa, persone funzionali agli interessi di coloro che gestiscono le ricchezze". Le lobby economiche e finanziarie sono in grado di condizionare quindi la democrazia, secondo McChesney. E la lobby più potente è quella militare. "La spesa militare è l'unica spesa sostenuta dagli ambienti finanziari. Gli Stati uniti sono una nazione e un'economia basate sulle spese militari". Militarismo e democrazia non vanno mano nella mano e i padri fondatori della Nazione americana lo avevano capito: la storia americana è andata in senso contrario.
Ma se le persone, il ceto medio e basso, stanno male, c'è chi sta peggio: l'informazione. I grandi giornali e gli organi di informazioni che hanno visto crollare il loro ruolo, in particolare quello di guardiani della democrazia e dei poteri (politici, economici e finanziari) forti. Ancora McChesney: "Il sistema dell'informazione, così come lo abbiamo visto crescere negli scorsi decenni, è in declino e la difficoltà della stampa a trovare nuove risorse per garantire investimenti sulle notizie rischia di privarci di un'informazione completa sui comportamenti di politici e persone influenti". E nemmeno la rivoluzione digitale di Internet è stata in grado di ridare nuova linfa ad un'informazione fatta anche di nuove voci e sensibilità: "Internet ha distrutto la base del giornalismo ed è diventato strumento di grosse società che usano la rete per attirare consumatori. Io credo che la nuova spinta della rivoluzione digitale aumenterà ancor più la disuguaglianza".
In un quadro così sconfortante risulta difficile guardare al futuro con ottimismo. McChesney regala, in conclusione di evento, la sua via al futuro, che prevede il superamento dell'attuale sistema capitalista: "Dobbiamo lavorare per passare da una società al servizio dei miliardi a una società di persone di vive, creando un sistema che funzioni sulla massa delle persone. Alla democrazia postcapitalista si arriverà se ripensiamo a come rinvigorire la democrazia, cambiando rapporto tra affari e goverment e attaccando le differenze economiche".
A McChesney non mancano idee su quali leve utilizzare nella migrazione alla democrazia postcapitalista: "Eliminiamo il divario sociale e rifondiamo le infrastrutture della democrazia, in cui possa trovare casa anche un sistema mediatico sano, ben finanziato e senza censura. L'investimento maggiore va riservato all'istruzione, per far sì che anche il bambino più povero abbia accesso alle stesse opportunità di un bambino nato in una famiglia ricca. Impediamo il controllo delle grandi aziende sulla vita pubblica - ad esempio Internet va gestito dal pubblico e non dai privati - così come nessun interesse privato dovrebbe trarre profitto dal militarismo o dallo sfruttamento indiscriminato della risorsa ambientale, ma soprattutto incentiviamo nuove e piccole aziende ad affrontare l'economia in maniera diversa".
-
ROBERT W. MCCHESNEY: LA DOLLAROCRAZIA STA DIVORANDO LE PERSONE E LA DEMOCRAZIA
Il capitalismo sta minando sempre di più la stessa possibilità della democrazia di esistere in maniera poco più che formale. Nel perdurare di una crisi che sembra non finire mai, si impone la necessità, per i cittadini, di pensare le forme di una democrazia post-capitalista, dove le politiche egualitarie abbiano la meglio sulle esigenze degli investitori e delle corporation. La visione offerta oggi al Festival dell'economia da Robert W. McChesney, professore al Dipartimento di comunicazione dell'Università dell'Illinois, Urbana-Champaign, è piuttosto disarmante: nei paesi avanzati, Europa e soprattutto Stati Uniti, la produttività è aumentata mentre i redditi delle persone si sono contratti: "Questa disuguaglianza mina il principio di democrazia. Il potere e la ricchezza sono nelle mani di pochi a discapito di molti. Dobbiamo cambiare sistema, togliere il potere alle grandi Corporation, soprattutto militari, per ricostruire l'infrastruttura della nuova democrazia, dove il potere politico sia affrancato dalle lobby economiche e l'informazione riacquisti un ruolo ormai andato perduto e che nemmeno Internet, nella sua idea originale di informazione dal basso, è stato in grado di riequilibrare".-