
Nel corso dell'incontro i rappresentanti del Ministero hanno ribadito gli obiettivi delle indicazioni riguardanti la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti all'anno, che sono appunto quelli di migliorare la sicurezza delle donne. I dati di esito sono inequivocabili, e indicano chiaramente che nei punti nascita con meno di 1.000 parti all'anno il rischio di problemi di fronte ad una emergenza è superiore che nei punti nascita maggiori. La rete dei punti nascita trentina non fa eccezione.
Si è tuttavia confermato che il decreto ministeriale dell'11 novembre 2015, consente una deroga per i punti nascita collocati in aree così disagiate orograficamente che le difficoltà di spostamento anche per i mezzi di soccorso sono tali da compensare in parte la minor sicurezza del punto nascita.
Il Ministero ha aperto alla possibilità di valutare la richiesta di standard più flessibili, ma è stato tassativo nello specificare due punti in particolare:
- l'approfondimento dovrà riguardare la valutazione rispetto agli standard di sicurezza interni del punto nascita, in particolare la necessità di guardia attiva per pediatri, anestesisti, ginecologi; possibili modifiche dovranno essere valutate tecnicamente perché dovrà essere garantita la massima sicurezza per donna e nascituro;
- non è in discussione il tema dei requisiti di un territorio per ottenere la deroga; questo significa che, per il Trentino, potranno essere interessati da eventuali modifiche, più flessibili, degli standard di funzionamento del punto nascita, Cles e Cavalese, che hanno ottenuto la deroga perché considerati in zone disagiate, non Arco e Tione, che non la hanno ottenuta. Tant'è vero che il probabile affinamento dei criteri per la valutazione di un territorio come area disagiata porterà la valutazione ad essere ancora più stringente, non certo più larga.
A questo proposito, l'assessore Luca Zeni ha voluto ricordare il caso del punto nascita di Arco, ma i rappresentanti del Comitato percorso nascita nazionale, in coda all'incontro, hanno confermato che la valutazione è stata approfondita e non ci sono spazi per modifiche rispetto a tale valutazione.
In conclusione, va ribadito che, una volta che ci fossero delle proposte tecniche di criteri più flessibili, queste dovrebbero comunque seguire un iter normativo complesso e i tempi non saranno inferiori ai 12-18 mesi. Nelle more di queste discussioni non sono previste modalità diverse da quelle in vigore, con la guardia attiva h24 di pediatri, ginecologi e anestesisti.
Nel frattempo la Provincia autonoma di Trento ha confermato il mandato all'Azienda sanitaria per assumere i professionisti necessari.