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Erano 797 nel 2009, quando la crisi economica e occupazionale ha iniziato a farsi sentire anche in Trentino. Oggi sono 1617. Parliamo delle unità lavorative impiegate attraverso il Progettone, strumento pensato originariamente per accompagnare alla pensione i lavoratori rimasti disoccupati, ed oggi orientato a promuove anche l'occupabilità dei senza-lavoro, a fronte della crescita della disoccupazione (era inferiore al 3% fisiologico prima dell'inizio della crisi, oggi è di circa il 6,8%, comunque molto ad di sotto della media nazionale dell'11,9% e anche di quella europea, pari al 9,4%) e anche dell'età pensionistica.
I lavoratori del Progettone vengono utilizzati per interventi di ripristino e valorizzazione ambientale nel "verde" (oltre 600 di essi sono impegnati in ambiti come la realizzazione o manutenzione della rete delle piste ciclabili, dei sentieri, delle aree verdi) ma anche, in misura ormai preponderante, per il funzionamento dei servizi erogati da enti pubblici (dalla custodia di castelli e musei alla gestione di archivi e front office, dalle biblioteche ai centri di raccolta differenziata). Nei suoi oltre 30 anni di vita, il Progettone ha inoltre promosso l'autoimprenditorialità, facendo nascere numerose nuove imprese cooperative. La spesa provinciale, del 2016, è stata di 49 milioni di euro (era di 29,6 milioni nel 2007, di 42,8 milioni nel 2009).
Perché allora "Progettone 2.0"? Perché i tempi sono cambiati e le necessità cresciute, hanno spiegato, con accenti diversi, i firmatari del Contratto collettivo. Solo per dare ancora qualche dato: le persone in cerca di lavoro in Trentino erano 6.700 nel 2007, sono salite a a 8.300 nel 2009, e oggi sono 17.000. La sfida è dunque diventata - anche - quella di superare il tetto di unità lavorative precedentemente fissato, a fronte di una ripresa non ancora così robusta da allentare le tensioni sul fronte occupazionale.
Nel frattempo, lo stesso scenario degli ammortizzatori sociali, in seguito all'emanazione delle norme del Jobs Act, è completamente cambiato, a livello nazionale ma anche locale (posto che quella trentina rimane una best practice nello scenario italiano). Il Progettone continua ad essere quindi strumento "principe" tra quelli riconducibili alla formula "Lavori socialmente utili", ma diventa in maniera sempre più marcata un istituto proattivo, che si sforza cioè di mobilitare il lavoratore che ha perso l'impiego e favorire il suo reingresso nel mondo del lavoro tout court. Un cambiamento strategico, a cui tutti gli attori hanno offerto il loro contributo: la Provincia, non riducendo le risorse messe in campo, a fronte di una contrazione dei bilanci complessivi dell'Autonomia, le cooperative, che hanno ridimensionato le loro richieste, e i sindacali, che condividendo i meccanismi di razionalizzazione introdotti nel sistema hanno consentito il recupero di risorse da destinare ora ad un allargamento della platea degli aventi diritto.
Il rinnovo del contratto si inserisce in altre parole nel solco tracciato dalla riforma organica del Progettone le cui finalità, in breve sintesi, sono:
- sostegno al reddito del disoccupato (finalità storica e mantenuta nella riforma)
- accompagnamento ai requisiti pensionistici (anch'essa finalità storica e mantenuta nella riforma ma con modifiche dei requisiti)
- accompagnamento ad un nuovo lavoro, attraverso l'attivazione del lavoratore (finalità che la riforma sottolinea con maggiore enfasi che in passato)
Nei suoi vari passi, la riforma ha dunque comportato anche la modifica di alcuni requisiti e modalità di intervento. L'età per l'accesso si è spostata da 50 a 53 anni per i maschi e da 45 a 49 anni per le lavoratrici. Il requisito di accesso è diventato l'essere a non più di 8 anni dal traguardo della pensione minima. Per quanto riguarda il contratto, a meno di 5 anni dalla pensione può essere a tempo indeterminato o determinato, mentre nella fascia dai 5 agli 8 anni è ora solo a tempo determinato, per un massimo di 24 mesi. A fronte di ciò, l'Agenzia del lavoro è impegnata a moltiplicare i suoi sforzi per far sì che i disoccupati che non sono ancora entrati nel Progettone, perché non in possesso dei requisiti necessari, esplorino tutte le opportunità presenti nel mercato del lavoro, al fine di reimpiegarsi. L'Agenzia predispone a questo proposito "pacchetti di servizi personalizzati" di orientamento, formazione, accompagnamento e supporto al reinserimento lavorativo (validi naturalmente sia per chi non è stato ancora preso in carico dal Progettone sia per chi è già inserito nella misura).
L'effetto complessivo della riforma è stato anche, come già detto, quello di generare un recupero di risorse che è possibile utilizzare ora per allargare la platea dei beneficiari, secondo logiche assimilabili a quelle dei contratti di solidarietà espansivi e mantenendo sostanzialmente invariato il potere d'acquisto dei lavoratori.
Vediamo in brevissima sintesi quali sono i punti caratterizzanti il nuovo contratto collettivo:
- ha mantenuto il potere d'acquisto dei lavoratori impiegati nel Progettone
- ha consentito risparmi per 2 milioni di euro
- questi risparmi saranno totalmente investiti nella creazione di ulteriori posti di lavoro (80).
- ha rafforzato, pur con la presenza di "paracadute", l'incentivo all'attivazione dei lavoratori
- ha previsto nuovi strumenti concertativi di gestione del contratto.
Una delle previsioni più interessanti ed innovative della nuova disciplina è quella che - all'articolo 6 - prevede lo sviluppo di misure per accompagnare il lavoratore verso un nuovo impiego, con la garanzia (il "paracadute" di cui sopra) di rientrare nel Progettone qualora non andassero a buon fine o terminassero le nuove esperienze lavorative avviate. L'eventuale ritorno al Progettone avverrà alle stesse condizioni del periodo precedente alla stipula del contratto con il datore di lavoro esterno. Incentivi saranno attivati attraverso l'Agenzia del lavoro nei confronti dei datori di lavoro che assumeranno persone provenienti dal Progettone.
In termini economici le modifiche contrattuali rispetto al regime precedente comporteranno una riduzione dei costi di gestione riconosciuti al sistema cooperativi (-11% circa del totale dei costi), la trasformazione della "vecchia" indennità di presenza in buoni pasto, la trasformazione di alcune voci come la quattordicesima e la prima fascia dell'indennità di trasporto in premi di risultato annuali. Tali cambiamenti non intaccheranno il potere d'acquisto dei lavoratori ma consentiranno una riduzione del cuneo fiscale.
Fra i contenuti del nuovo contratto collettivo licenziato oggi dalle parti interessate, anche una maggiore enfasi sulla concertazione nella gestione del Progettone. L'accordo prevede infatti la costituzione di un comitato tecnico che promuova un più avanzato sistema di relazioni fra i diversi attori, dove approfondire la conoscenza di dati e informazioni sulle dinamiche occupazionali. Su tali basi, le parti potranno avanzare proposte sull'inserimento nel sistema di nuovi disoccupati (o alternativamente sul recupero di quote di potere d'acquisto).
All.: interviste al vicepresidente Alessandro olivi, al dirigente provinciale Mario Giovannacci, ad Emilio Bertolini, lavoratore del Progettone.