
24.08.2016 ore 3.36 fine di un mondo. La scossa di terremoto che ha distrutto il comune di Arquata del Tronto, radendo al suolo la frazione di Pescara, ha portato via con sé decine di vite e l'illusione che si potesse vivere fuori dal tempo. In quel lembo di universo sembrava possibile, ma è andata diversamente. Ora che l'estate è finita per sempre bisogna fare i conti con la realtà: la spensieratezza è perduta. La memoria invece resiste, ma è diventata malinconia. In questo breve romanzo alcuni luoghi di Pescara del Tronto, PdT, rivivono per qualche pagina, a tratti assieme a quelli di altri centri del comune. La protagonista è Alexandra, sorella coraggiosa che dopo nove ore di resistenza sotterranea è riemersa dalle macerie e dopo qualche centinaia di flebo è uscita anche dall'ospedale. Accanto a lei orbitano mamma e papà, che non ce l'hanno fatta. Marcello Filotei, da anni collaboratore della Fondazione Campana dei Caduti, raccoglie, in forma di romanzo, le memorie di luoghi e persone che hanno segnato la sua vita.
"L’Ultima estate" è un libro che colpisce e riesce a toccare corde profonde, tanto che papa Francesco ha deciso di scriverne l’introduzione: “Sono passati tre anni. Non dimentico quello che ho visto. Non dimentico il dolore. Non dimentico il senso di comunità che univa e unisce questo piccolo popolo; e che Marcello Filotei racconta, segnato dal dolore che ha colpito la sua stessa famiglia, ricordando la sua corsa angosciata e affannata, terminata sui resti della casa natale, dove madre, padre e sorella erano intrappolati sotto le macerie". Le storie personali si sovrappongono a quella più grande, collettiva, di cui sono parte. Sempre, in ogni luogo si intrecciano ricordi personali e vicende comuni. Fare memoria non significa coltivare la nostalgia di quel che è stato, non significa chiudersi nella tristezza e nella paura. Nella storia che continua c’è, accanto alla nostalgia, una speranza di futuro. C’è lo sguardo in avanti che si nutre di una memoria che non è mai rassegnata. A questo serve ricordare, a non perdere le proprie radici.