"Venerdì scorso, durante l’inaugurazione della meravigliosa mostra del Mart dedicata a Botticelli, Vittorio Sgarbi ha indicato Rovereto come la capitale europea della cultura: in una ideale sfida virtuosa a fare sempre di più e meglio, come responsabile del Centro Santa Chiara, il principale ente provinciale dello spettacolo dal vivo, rilancerei subito indicando anche Trento come perfetta capitale d’Europa, poiché in contemporanea all’inaugurazione del Mart, a Trento si svolgevano ben due eventi di respiro internazionale" ha sottolineato ancora Matuella.
Da quest’anno, tra l'altro, la direzione artistica della stagione di danza è stata affidata a Renato Zanella, coreografo delle star del balletto, ad iniziare da Roberto Bolle che è considerato il più grande danzatore del mondo. Il Maestro Zanella, inoltre, ha diretto diversi importanti teatri nazionali come l’Opera di Vienna, l’Arena di Verona e attualmente anche il Teatro Nazionale di Lubiana. La stagione di danza firmata da Zanella ha aperto, e non solo metaforicamente, le danze allo spettacolo dal vivo in Trentino, lo scorso 14 maggio con la compagnia del coreografo franco-algerino Hervé Koubi, con un balletto di forte impatto, sospeso tra danza hip hop, acrobazie e ritualità ancestrali, che ha registrato il tutto esaurito: un segnale questo, incoraggiante per tutto il mondo del teatro, perché indicativo del desiderio del pubblico di tornare in sala, a patto naturalmente, che le proposte siano eccellenti, o comunque di grande impegno e rigore sia formale che di contenuti.
Quanto ai primi ballerini e ballerine dell’Opéra, è curioso notare che dopo un anno di inattività a causa dell’emergenza sanitaria, il loro ritorno in scena non è avvenuto a Parigi, bensì sul palco del Teatro Sociale di Trento, davanti ad un pubblico attento, preparato, che per due serate ha salutato le giovani étoile capitanate dal loro “fratello maggiore” Alessio Carbone, con un entusiasmo ed un calore degno di un grande concerto rock. Questo evento come anche “Le storie di mare”, ha richiamato in teatro un pubblico composto da più generazioni, dalle giovanissime aspiranti ballerine delle scuole di danza trentine, a tante famiglie e anziani: uno spettacolo, quindi, che, come è giusto che sia, favorisca il dialogo tra più generazioni, e in particolare tra i giovani e le persone anziane, che nel dramma del Coronavirus sono le due generazioni che hanno sofferto di più.