Il territorio dell’Ecomuseo della Valsugana, dalle sorgenti di Rava al Brenta, è stato rinomato, fino alla seconda metà del Novecento, per l’abilità dei propri scalpellini, principalmente quelli di Villa, impegnati nell’estrazione e nella lavorazione degli ostici graniti di Cima d’Asta. Un mestiere che ha trovato i propri ultimi testimoni nella cooperativa attiva a Villa fino alla grande alluvione del 1966, quando il torrente Chieppena, da sempre riottoso nei propri argini, ha riversato in paese un autentico fiume di quei sassi che avevano fino ad allora garantito il pane a tante famiglie della zona.
Quel novembre del 1966 fu un'autentica cesura, che ha scandito il tempo in un "prima" e un "dopo" la grande alluvione; il 1966 è scolpito nella memoria di molti e ha segnato in modo inevitabile il territorio. A ricordo della perizia degli scalpellini rimane il bel campanile della parrocchiale della Madonna della Mercede di Agnedo, eretto tra il 1881 e il 1895 su disegno di Eugenio Prati che ne sorvegliò personalmente la costruzione; molti dei graniti lavorati da questi scalpellini sono ora sparsi nel mondo.
«Pietre d’acqua», il simposio di scultura in granito quest’anno alla sua quinta edizione, vuole riannodare il filo di una tradizione perduta recuperando saperi antichi e restituendoli attraverso il linguaggio dell’arte. Il binomio che dà il titolo alla rassegna richiama anche la forza dell’acqua, che rappresenta il tratto distintivo dell’Ecomuseo stesso: nello stesso tempo fonte di ricchezza, forza generatrice che plasma la pietra e il territorio, sorella benevola che a volta può trasformarsi in matrigna crudele dell’uomo.
Seguendo un impianto ormai consolidato, sette scultori lavoreranno le pietre del Chieppena dal 5 al 15 luglio: saranno proprio loro a plasmare con pazienza e perizia i massi, trasformandoli ora dopo ora in opere d'arte originali. Le stesse opere rimarranno lungo le sponde del torrente integrandosi nel paesaggio e costituiranno il nuovo tassello di un percorso che si snoda fino al Brenta: un piccolo museo a cielo aperto che vorremmo offrire allo sguardo di quanti ripercorreranno le nostre vie d’acqua, assieme al ricordo di chi seppe vivere il territorio ricavandone il necessario sostentamento con capacità e impegno tali da rappresentare una piccola eccellenza trentina. Pietre d'acqua è una manifestazione, che cresce, con pazienza, anno dopo anno, mutando a poco a poco il paesaggio grazie alla naturale espressività dell'arte.
Gli artisti dell’edizione 2018, dedicata al Giappone, sono i giapponesi Takeuchi Kazunori, Kawashima Keiju, Kudo Masahide e Koike Shozo, l’altoatesino Mike Fedrizzi, l’abruzzese Fabio Mariani e (fuori concorso) Andrea Tomaselli (Thomas), nativo di Strigno e residente in Australia.
Nei dieci giorni della rassegna sono previste una visita (oltre al simposio e alle testimonianze della guerra ad Agnedo) all’Antica Fusina Zanghellini di Agnedo per “spiziar le pònte”, ossia rifare la punta agli scalpelli con le stesse tecniche e strumenti degli antichi scalpellini, e la proiezione all’aperto di “Chiisana Akari”, del regista giapponese Ryusuke Ohno, in collaborazione con il Trento Film Festival, nella splendida cornice del parco di Villa Franceschini. Ordinariamente chiusa in quanto di proprietà privata, la Villa Franceschini verrà aperta per la prima volta in occasione proprio di questa edizione di «Pietre d'acqua», anche in ricordo di don Grazioli, che della villa fu proprietario ma che fu sopratutto prelato famoso per i viaggi volti a trovare una specie di baco da seta in grado di debellare la pebrina: nella seconda metà dell'Ottocento don Giuseppe Grazioli giunse fino in Giappone per aiutare gli agricoltori trentini in questa impresa e proprio nella terra del Sol Levante ebbe modo di trovare un baco in grado di aiutare la povera economia agricola del Trentino. Al parco fluviale di Bieno è inoltre in programma “Piovono pietre”, una mostra fotografica all’aperto sull’alluvione del 1966.