Ad aprire i lavori Manlio De Domenico, che ha spiegato il funzionamento dei “bot”, ovvero robot digitali, software che accedono alla rete sfruttando gli stessi canali degli utenti e sono controllati da intelligenze artificiali, una sorta di “esercito digitale” che indirizzano le notizie e aumentano il volume online dei social network. “Oggi i bot sono particolarmente sofisticati al punto di attirare attenzione degli esseri umani – ha commentato De Domenico - . Anche influencer con molti follower vengono talvolta adescati da un bot e redistribuiscono questi messaggi”.
Un panorama complesso quello dei social, che risultano molto diffusi anche in Trentino dove, come ha chiarito Giampaolo Pedrotti ricordando una ricerca commissionata dal Corecom qualche anno fa “il 67% delle persone utilizza Facebook e ben l’84% utilizza WhatsApp”. Difficile riconoscere una fake news: “Ancora non sappiamo come distinguerle – ha proseguito De Domenico – se non che le ‘fake’ sembrano correre più velocemente delle notizie vere. Non va infatti dimenticato il comportamento umano: gli esseri umani reagiscono in modo diverso alle situazioni positive o negative, ovvero il cervello è disegnato per reagire in modo più rapido alle notizie negative, questo perché aiuta la sopravvivenza”.
Quindi Francesco Profumo ha spostato l’attenzione sull’intelligenza artificiale, una sfida che Fbk ha iniziato a metà degli anni ’80 grazie a un’intuizione di Bruno Kessler che a Trento creò il primo gruppo di ricerca sull’Intelligenza Artificiale in Italia: “Oggi abbiamo gli strumenti e dobbiamo lavorare sugli algoritmi, anche se dal punto di vista della capacità di calcolo di queste macchine siamo quasi al limite dal punto di vista energetico”. E anche qui ancora una volta il Trentino è all’avanguardia: “Stiamo passando – ha proseguito Profumo – da una trasmissione elettronica a una ottica, ovvero alla quantum technology, la nuova generazione di questi sistemi sarà con la luce”. Sui contenuti poi della rete, a garantire un presidio, per il presidente Profumo, può essere la nostra “vecchia Europa”, che in molte occasioni ha già fatto da apripista: “Pensiamo alla concorrenza a fronte del liberismo imperante, oppure ai diritti d’autore”, sono state le conclusioni di Profumo.
Infine Roberto Rinaldi ha spiegato quali sono i rischi della professione del giornalista, che si deve confrontare con un “flusso di informazioni costante, 24 ore su 24” e che corre il pericolo di “stare sempre connesso” di soffrire di “narcisismo digitale”.
A fronte di questo panorama ci si può difendere con un “forte senso morale e con una elevata preparazione”, come ha commentato in conclusione Rocco Cerone.
Riprese a cura dell'Ufficio Stampa
Francesco Profumo: