Autore del programma televisivo Otto e Mezzo, già vicedirettore dell’Espresso, redattore capo de La Repubblica e per alcuni anni direttore dell’Adige, Paolo Pagliaro ha auspicato oggi a EDUCA che si dica basta a un certo tipo di informazione alimentata da cattive abitudini – in realtà disinformazione - che porta persino a decisioni sbagliate rilevanti nella vita di tutti. Disporre di informazioni corrette è un principio morale e una questione che affonda le sue radici nel passato e arriva fino a noi in forme diverse: le fake news sono una pratica antica che viene oggi amplificata dalla rete e dai social, moltiplicando la voce sia di chi costruisce menzogne, sia di chi le riceve. Considerando il numero di coloro che hanno accesso a questo tipo di informazione, il fenomeno assume proporzioni significative anche a livello locale: il giornalista Giampaolo Pedrotti, capo Ufficio Stampa della Provincia autonoma di Trento, ha ricordato che il Trentino non si discosta dai dati nazionali diffusi dal Censis, come dimostra uno studio elaborato dal Corecom di SWG, secondo il quale l’87% dei trentini utilizza Whatsapp e il 64% Facebook. Nel contesto di questa pervasività dell’informazione adulterata è facile aspirare a diventare protagonisti della diffusione di notizie senza la mediazione dei professionisti. Fare informazione oggi, con la libertà e facilità di produrla di cui tutti disponiamo, espone al rischio della mancanza di attendibilità e della frammentarietà. In sostanza della mancanza di una visione d’insieme.
Pagliaro, che non ha risparmiato toni autocritici nei confronti dei giornalisti, ha anche ricordato che sensazionalismo e politicismo sono all’origine della scarsa credibilità dell’informazione in Italia. Per non parlare poi dell’apparente libertà che offre Internet, dove invece prevalgono logiche commerciali, per cui l’utente è più che altro un consumatore. Oggi la pubblicità è affidata a degli algoritmi, che premiano chi riceve più click, ma sarebbe necessaria, secondo Pagliaro, un’assunzione di responsabilità anche giuridica di ciò che viene pubblicato dai pochi grandi gestori della rete. Rete alla quale dovremmo dare la dimensione che le compete e offrire soprattutto ai giovani gli strumenti critici che consentano un’autentica autonomia di pensiero. E dovremmo farlo in particolare attraverso la scuola e la collaborazione dei genitori.
L'intervista a Paolo Pagliaro: