
Sala gremita ieri sera a Miola per l'incontro fra la comunità, il sindaco Ugo Grisenti, la giunta e il consiglio comunale, l'assessora provinciale alla Salute e Solidarietà sociale Donata Borgonovo Re, il dirigente di Dipartimento Silvio Fedrigotti e il coordinatore responsabile del Cinformi Pierluigi La Spada.
La popolazione locale ha espresso, anche vivacemente, preoccupazione per l'imminente arrivo a Miola di una piccola parte dei profughi attualmente accolti in Trentino e ospitati sinora al Campo della Protezione Civile di Marco di Rovereto. Preoccupazione di fronte alla quale la Provincia ha potuto fornire particolari rassicurazioni. "Non sono criminali, non sono 'scorie radioattive' e non saranno lasciati soli", ha detto l'assessora Borgonovo Re di fronte ai timori di parte della sala. Perplessità alle quali l'assessora e La Spada hanno risposto anche fornendo dati e prerogative dell'accoglienza. A cominciare dai costi, motivo in questi mesi di polemiche e strumentalizzazioni che, in questa sfavorevole congiuntura economica, hanno trovato terreno fertile. "I trenta euro al giorno a carico dello Stato per ogni profugo – è stato spiegato ieri sera – non sono dati ai richiedenti protezione internazionale; sono destinati, quasi completamente, alla gestione dell'accoglienza, fra l'altro con positive ricadute economiche sul territorio. Di questi trenta euro i profughi ricevono due euro e cinquanta per piccole spese quotidiane."
Ma è soprattutto sull'inserimento dei profughi nella comunità di Miola che l'assessora e il responsabile del Cinformi hanno voluto rasserenare gli animi. Chi all'interno del progetto di accoglienza sbaglia – è stato detto – viene subito allontanato. Per i primi sei mesi dalla presentazione della domanda di protezione internazionale i profughi non possono – per legge – lavorare. Questo tempo viene però valorizzato attraverso attività di formazione, a cominciare dall'apprendimento della lingua italiana, delle regole e delle leggi della comunità di cui i profughi oggi fanno parte.
E proprio dai sindaci della Comunità Alta Valsugana e Bersntol, riunitisi poco prima dell'incontro di ieri sera, è giunto, attraverso le parole del primo cittadino di Baselga di Pinè, un segnale di disponibilità all'accoglienza a testimoniare un'apertura che, nonostante i toni accesi di ieri sera, il Trentino sa dimostrare nei fatti.
Significativo, in tal senso, l'auspicio di una giovane pinetana intervenuta in chiusura di serata. "Sin dai tempi degli antichi greci e romani – ha detto – l'asilo è considerato un diritto inalienabile. Spero proprio che non sia la comunità pinetana a mettere in discussione il riconoscimento di questo diritto". -