Sabato, 01 Giugno 2013 - 02:00 Comunicato 1583

POLITICA ED ECONOMIA "SEPARATE IN CASA"

Politica ed economia: ''amiche nemiche''. Il titolo di un noto film riassume in due parole la tendenza storica dei due poteri al conflitto. Tuttavia quando creano sinergie ne beneficia lo sviluppo socio economico di un Paese. Politica ed economia sono molto vicine e le responsabilità sono al 50%, proprio come nei rapporti di coppia. Dell'arduo equilibrio tra il potere politico e quello economico, ha parlato l'economista Luigi Zingales, bocconiano, professore di finanza all'Università di Chicago, nell'appuntamento in programma stamattina nella sezione 'Focus' alla Filarmonica. ''Politica e economia dovrebbero essere separate in casa - ha sintetizzato Zingales - , la loro convivenza è possibile solo grazie a un sistema istituzionale corretto che salvaguardi la giusta via di mezzo''.-

Se nelle democrazie occidentali avanzate l'abuso di potere nei confronti dei cittadini da parte dello Stato è prevenuto da norme costituzionali e dalla competizione elettorale, 'salvavita' dei diritti civili, sul piano economico, invece, le clausole costituzionali sono meno dettagliate e la stessa competizione elettorale non funziona altrettanto bene nel difendere i diritti economici.
Così ha esordito il professor Luigi Zingales nell'affrontare il tema del delicato rapporto tra politica ed economia.''Una maggioranza di governo - ha spiegato l'economista - può volere qualcosa che nel lungo periodo può essere negativo per la società. Ciò è evidente soprattutto nel settore della finanza, a cui la gente dà soldi in cambio di promesse, che se non vengono mantenute portano alla sfiducia e al crollo degli investimenti. In modo analogo, ma ribaltato, la tendenza alla ridistribuzione della ricchezza può essere negativa. Chavez in Venezuela ha potuto portare avanti una redistribuzione massiccia della ricchezza, grazie alla risorsa della materia prima del petrolio, altrimenti il Paese non sarebbe riuscito a sostenersi. Negli Stati Uniti, invece, esiste l'oligarchia economica e finanziaria delle Lobby. Storicamente in Italia fino al Rinascimento il potere militare deteneva il potere economico. La contrapposizione tra il potere papale e quello dell'imperatore, ha portato alla nascita delle città stato, di fatto oligarchie, in mani a poche famiglie o signorie. Il consolidamento progressivo di stati nazione divenne così potente da impedire lo sviluppo dell'economia e della finanza, perché il sovrano poteva rinnegare i propri debiti e non pagare nessuno. Solo nel 1788 in Inghilterra, la ''glorious revolution'' consegna parte del potere al Parlamento, che rappresenta una nuova classe media, che ha interesse a difendere il diritto di proprietà.
E' essenziale l'esistenza di una classe media e grazie ad essa è possibile la distribuzione equa della ricchezza su una base legale e istituzionale. Ma nel XIX secolo in Usa avviene la prima globalizzazione - mentre oggi viviamo la seconda - e aumenta la diseguaglianza sociale con la distruzione della classe media degli agricoltori. Tuttavia Roosevelt riesce a creare una legislazione mirata e riequilibrare il potere tra i grandi gruppi economici e i cittadini individuali. Nel 1890 in Usa nasce la prima legge antitrust, mentre in Italia arriverà nel 1990. Sono state proprio le leggi, che spingono alla trasparenza, a rendere la democrazia americana tra le più compiute del mondo. L'eccesso di potere politico dell'economia danneggia lo stesso mercato. Negli Usa si capisce molto bene ad esempio con l'attività di pressione politica esercitata dalle Lobby economiche Da una parte è positiva perché si difendono i diritti di categorie dall'intrusione dello Stato, ma nel tempo la loro attività è diventata opportunistica, nel senso che protegge l'interesse di pochi. In modo analogo in Italia mentre il governo Monti faceva una dettagliata spending review, al contempo dava miliardi alla Cassa depositi e prestiti, perché le fondazioni bancarie hanno acquisito nel nostro Paese un potere politico enorme. Solo in un sistema di mercato con una solida democrazia rappresentativa, economia e politica possono coesistere senza sopraffarsi".

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