
Come valorizzare le strategie e le azioni sviluppate a livello locale i, tema di lavoro, in virtù delle competenze autonomistiche e delle nuove deleghe concertate in epoca recente con Roma, nel quadro delle riforme che stanno avanzando a livello nazionale: questo in sintesi il tema affrontato nel lungo colloqui svoltosi stamani nella sede della Provincia fra il ministro Poletti, il presidente Rossi e il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico Olivi. Con il Ministero il rapporto è già molto buono, anche alla luce del contributo offerto a suo tempo da Poletti allo sblocco del finanziamento della cassa integrazione straordinaria per i lavoratori della Whirlpool, nel quadro di una chiusura che la Provincia ha concertato con l'azienda allo scopo di evitare l'esplosione di un conflitto sociale che altrove ha assunto ben altra portata.
Con il ministro si è parlato però innanzitutto di credito cooperativo, alla luce di un disegno generale che sembra andare nella direzione di dar vita ad una solida istituzione nazionale, un unico gruppo bancario di riferimento per tutto il sistema cooperativo, ma senza entrare in conflitto con esperienze territoriali molti forti e caratterizzate, come quella trentina.
Venendo al tema del lavoro, Rossi e Olivi hanno brevemente illustrato al ministro l'esperienza quarantennale dell'Agenzia del lavoro, unica in Italia, caratterizzata da un modello di governance compartecipato dalle parti economiche e sociali. La sfida è ora quella di coordinare l'Agenzia trentina, che a sua volta sta attraversando una fase di rinnovamento, con l'agenzia nazionale prevista dal Governo.
L'altra questione fondamentale riguarda gli ammortizzatori sociali. Il Trentino è l'unico territorio ad avere ottenuto la delega amministrativa sul tema, fin dal 2009. In virtù di ciò, ha messo a punto e sta finanziando una serie di ammortizzatori integrativi e/o innovativi rispetto a quelli esistenti. L'intenzione della Provincia è quella di gestire in futuro la partita anche come leva di sviluppo locale, ragionando di rapporti con la scuola, l'università e le imprese, sulla base del Patto per lo sviluppo e il lavoro sottoscritto ad inizio legislatura con le parti economico-sociali. Il Trentino è partito in verità già ad inizio crisi con un nuovo strumento che non è propriamente un ammortizzatore sociale, considerato il suo carattere universalistico, al servizio di tutti i cittadini residenti, ovvero il reddito di garanzia, una sorta di reddito di cittadinanza, anch'esso unico nel suo genere in Italia, che assorbe 16 milioni di euro all'anno e di cui il ministro Poletti ha sottolineato l'estrema attualità (considerato il dibattito che sta avanzando a livello nazionale sul tema del reddito minimo).
A seguire è stato messo in campo, lo scorso autunno il reddito di attivazione, pensato per i disoccupati over 55, under 50 e i lavoratori discontinui, con uno stanziamento di 25 milioni di euro in 3 anni. L'obiettivo del Trentino è di continuare ad usare e anzi rafforzare questo strumento , inserendosi però nel complesso delle misure che si stanno varando a livello nazionale. Lo stesso dicasi per il reddito qualificazione professionale e soprattutto per il reddito di continuità, che prevede la creazione di un fondo intercategoriale territoriale, su base volontaria, con la partecipazione sia del datore di lavoro sia del lavoratore, ed eventualmente anche della parte pubblica. Il dubbio è che esso possa collidere con la volontà del governo di far convergere in futuro i contributi delle imprese su un unico fondo nazionale.
Il ministro Poletti ha assicurato la volontà del Governo e del suo Ministero di conciliare strumenti ed esperienze che stanno funzionando bene come quella trentina con le misure che si stanno mettendo a punto a Roma. Nel prossimo futuro, dunque, i tecnici dovranno quindi confrontarsi per mettere a fuoco le modalità attraverso le quali rendere possibile questa armonizzazione e rimuovere eventuali ostacoli.
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