Venerdì, 06 Luglio 2012 - 02:00 Comunicato 2050

Oggi pomeriggio l'inaugurazione, parteciperà anche l'assessore alla cultura Franco Panizza
"PASUBIO 1915 - 1918": LA NUOVA MOSTRA DEL MUSEO DELLA GUERRA

Fino a novembre del 2013 il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto propone la mostra "Pasubio 1915-1918", tappa di avvicinamento alle iniziative per il Centenario della Prima guerra mondiale (promosse dalla Provincia autonoma di Trento). Oggi la presentazione alla stampa e nel pomeriggio l'inaugurazione ufficiale, con la presenza dell'assessore provinciale alla cultura, rapporti europei e cooperazione, Franco Panizza. La mostra propone un percorso a ritroso nel tempo, dall'oggi fino alle vicende storiche che portano alla Prima guerra mondiale attraverso foto, documenti, oggetti, video, memorie testimoniali che illustrano le condizioni di vita dei soldati (decimati anche dalle valanghe e dalle frane), la logistica e i mezzi di sostentamento, approvvigionamento e comunicazione.-

La mostra - al via domani (sabato 7 luglio) e aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18 nel Castello, sede del museo - è un viaggio a ritroso nel tempo, dall'oggi (contrassegnato da significativi lavori di recupero del patrimonio storico ma anche da una vasta sentieristica che porta in quota a ridosso delle prime linee) al periodo, tra il 1915 e il 1918, quando sul massiccio al confine tra Trentino e vicentino venne combattuta una cruenta guerra di posizione tra italiani e austro-ungarici che provocò circa 10 mila morti su una forza impiegata complessiva di poco meno di 100 mila soldati dei due eserciti. Un bagno di sangue in una situazione che si contraddistinse per le condizioni climatiche spesso proibitive e la più lunga guerra di mine di tutto il fronte europeo. Tanto che nel 1922 la parte sommitale del Pasubio venne proclamata dal governo "zona sacra" al pari del Monte Grappa, del Sabotino e del San Michele. Questa mattina la mostra è stata presentata. Il presidente e il provveditore del Museo della Guerra Alberto Miorandi e Camillo Zadra hanno sottolineato che "la mostra è un'occasione per capire cosa è accaduto in quegli anni di guerra e avere magari la voglia e l'interesse di salire sul Pasubio dove molte sono ancora le tracce del conflitto". E a questo proposito Chiara Bille dell'Apt di Rovereto e della Vallagarina e Michele Zandonati, accompagnatore di territorio, hanno ricordato che "il Pasubio è attraversato da 120 chilometri di sentieri". "Il programma di escursioni - hanno proseguito – fa sistema con la mostra proposta qui al museo. Andare sul Pasubio, o comunque sui monti della Grande Guerra, accompagnati da una guida, è importante per motivi di sicurezza ma anche per conoscere nei dettagli quello che è successo stando sul posto oltreché per potersi confrontare su ciò che si vede, sia dal punto di vista storico-culturale che ambientale".

La guerra
Nel maggio del 1915, con l'entrata in guerra del Regno d'Italia e la creazione del fronte meridionale, il comando austro-ungarico decise l'arretramento della linea di difesa ritenendo inadeguato il sistema delle fortificazioni fin lì edificate e permettendo così all'esercito italiano di occupare il Pasubio pressoché senza colpo ferire.
Nel maggio 1916 una massiccia offensiva austro-ungarica (la cosiddetta Strafexpedition), partendo dallo Zugna e dal Pasubio, tentò di sfondare le linee difensive italiane per colpire il Regio esercito schierato sull'Isonzo. Sul Pasubio l'offensiva si esaurì in giugno e luglio in alcune battaglie durissime nella zona dei Denti del Palon, del Cosmagnon, della Lora e sul Corno di Vallarsa, con pesanti perdite da una parte e dall'altra. Tra gli scontri, la battaglia del 2 luglio, che ancor oggi viene ricordata ogni anno in una commemorazione al Sacrario di Pian delle Fugazze, nel corso della quale gli austro-ungarici attaccarono il Dente italiano e cima Palon. Tra morti, feriti e dispersi gli italiani persero 2797 uomini, gli austriaci 587. Tra il 9 e il 20 ottobre si concentrarono gli scontri più sanguinosi, quando i reparti italiani compirono ogni sforzo per occupare il Dente austriaco, presidiato dai battaglioni Kaiserjäger, vero caposaldo dell'esercito austro-ungarico risultato inespugnabile per tutta la durata della guerra.
Fino alla tarda primavera del '17 sul Pasubio non vi furono più combattimenti. Gli eserciti cercarono di sopravvivere alla neve, al gelo e alle valanghe. Nel frattempo il sottosuolo dei Denti italiano ed austriaco venne perforato in ogni direzione per realizzare gallerie destinate a deposito, ricovero per i soldati, posti di medicazione e comando, postazioni di artiglieria. Nel sottosuolo iniziò anche la più lunga guerra di mine del fronte europeo. Complessivamente le esplosioni furono 10. La più terribile fu quella del 13 marzo 1918. Una carica esplosiva di 50 mila chili posizionata in fondo ad una galleria lunga 270 metri fece franare la testa del Dente italiano. Nel 1918, ultimo anno di guerra, gli italiani conquistarono il Corno Battisti (dove, nel 1916, era stato catturato l'irredentista trentino insieme a Fabio Filzi). L'1 novembre i reggimenti Kaiserjäger ricevettero l'ordine di ritirarsi dal massiccio del Pasubio.

Il percorso della mostra
Come detto in precedenza, la mostra propone un percorso a ritroso nel tempo. Dall'oggi - contrassegnato da una vasta opera di recupero del patrimonio storico della Grande Guerra ancora ben presente sul massiccio (forti, fortificazioni, trincee, postazioni) e da un turismo che, percorrendo i sentieri che arrivano in quota, coniuga cultura e montagna, ascese e visite a cimiteri, cippi, lapidi - fino alle vicende storiche che portano alla Prima guerra mondiale. In sintesi, un viaggio a tutto tondo tra passato e presente caratterizzato anche, nel dopoguerra, dall'opera dei recuperanti alla ricerca di qualsiasi materiale bellico (dal legno al ferro, alle armi) da usare a fini personali o da vendere per sopravvivere alle ristrettezze e, negli anni Venti, da un tentativo di sfruttamento sciistico della montagna tramontato nel secondo dopoguerra. La mostra dà conto – attraverso foto, documenti, oggetti, video, memorie testimoniali – delle condizioni di vita dei soldati (decimati anche dalle valanghe e dalle frane), della logistica, dei mezzi di sostentamento, approvvigionamento e comunicazione, delle opere stradali realizzate e di quelle necessarie per garantire il rifornimento di energia e idrico. Vennero predisposti infatti impianti idrici per sopperire alla mancanza d'acqua (il Pasubio è una montagna arida), realizzate linee elettriche, costruite teleferiche per portare uomini e materiali nelle varie postazioni, scavate mulattiere e strade camionabili tra cui, ad opera degli italiani, la strada delle 52 Gallerie, costruita nel 1916, lunga 6555 metri di cui 2280 in galleria. In definitiva la mostra intende mettere in evidenza i numerosi aspetti della guerra in montagna, le sue peculiarità, la considerazione ormai acquisita che il Pasubio deve gran parte della sua fama all'esser stato un campo di battaglia tra i più tormentati della Prima guerra mondiale. Zona di guerra alla quale Eugenio Montale, soldato in Vallarsa nella prima parte del conflitto, dedicò la poesia Valmorbia, in cui ricorda "le notti chiare" e la "terra ove non annotta".

Escursioni sui sentieri della storia
Le escursioni guidate sono un servizio dell'Apt di Rovereto e della Vallagarina per chi è interessato a conoscere il territorio. "Sui sentieri della storia" è una proposta che, attraverso la guida degli accompagnatori di territorio, permette di imparare a "leggere" il Pasubio e le altre montagne che furono teatro della Grande Guerra. Per partecipare alle escursioni è necessario prenotarsi all'Apt entro le ore 12 del giorno precedente l'uscita (tel. 0464 430363). La quota d'iscrizione è di 8 euro (fino ai 12 anni gratis; i più piccoli devono essere accompagnati da almeno un adulto). Il prossimo appuntamento è per domenica 8 luglio. In programma la traversata del Pasubio, dove si infranse la Strafexpedition. Il ritrovo è fissato per le 6,45 allo stadio Quercia. La lunghezza da percorrere è di 18 chilometri, il dislivello è di circa 1000 metri. Il percorso è ritenuto impegnativo. Rientro nel tardo pomeriggio.

In allegato l'invito
Riprese a cura dell'Ufficio Stampa -