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La Fiera del lavoro di Trento è organizzata da Agenzia del lavoro in collaborazione con il Centro per l’impiego di Trento: da oggi e fino al 7 aprile presso le Gallerie di Piedicastello il programma della fiera proporrà tavole rotonde, dibttati, momenti di analisi e incontri tra domanda e offerta di lavoro. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto Employers' Day, promosso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, su indicazione della Rete europea dei Servizi Pubblici per l'Impiego (PES Network). L’obiettivo è di dare maggiore visibilità alla gamma dei servizi offerti alle imprese e rafforzare la collaborazione con i datori di lavoro, in particolar modo a sostegno delle attività di incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro.
E propio il dibattito sulle “Politiche del lavoro in Italia e il laboratorio Trentino” ha aperto la tre giorni dedicata all’occupazione e alla crescita del lavoro. Nel suo intervento l’assessore provinciale allo sviluppo economico e al lavoro, Alessandro Olivo, ha parlato dell’esperienza trentina, evitando di usare toni trionfalismi di chi ha contrastato con successo la crisi occupazionale. “Il modello trentino funziona perché è un modello innovativo, basato sulla cooperazione tra le forze sociali e ha fatto delle politiche attive una leva per la ripresa occupazionale. I dati sono positivi e giustificano il forte investimento delle politiche pubbliche nel mercato del lavoro: ricordo che il bilancio provinciale ha registrato una contrazione generale che non ha però toccato le risorse dedicate al lavoro che, al contrario, sono cresciute”.
Secondo Olivi, il Trentino deve continuare ad essere “laboratorio” nella sperimentazione di nuove misure e politiche, che però non vedano l’ente pubblico e la politica come attori unici. “Qui siamo riusciti - ha aggiunto Olivi - a coinvolgere tutti gli attori sociali attorno ad un sistema di politiche e di interventi a favore del lavoro. Questo clima di cooperazione ha influenzato positivamente il mercato del lavoro perché ha consentito di riconoscere ruoli e competenze delle parti sociali. Non si genera lavoro con le leggi ma c’è bisogno di una spinta critica e un ruolo di proposta del mondo dei lavoratori, così come quello dei sindacati e la spinta propulsiva delle imprese che riconoscono il ruolo terzo della pubblica amministrazione e della politica”. Peculiarità queste riprese anche dal presidente di Agenzia del lavoro, Riccardo Salomone, nel suo intervento, dedicato all’andamento del mercato del lavoro e dell’occupazione in Trentino, con particolare riferimento alle misure intraprese dall’agenzia trentina.
Tre sono le peculiarità indicate da Olivi a proposito del modello trentino del mercato del lavoro: “Qui abbiamo saputo sviluppare un nuovo modo di intermediari domanda ed offerta del lavoro, puntando sulla rete dei servizi territoriali, sulla competenza e sulla formazione continuativa dei lavoratori. Inoltre - ha aggiunto Olivi - gli ammortizzatori sociali tutelano il lavoratore ma premiano coloro che sono attivamente coinvolti in un percorso di riqualificazione e formazione professionale”. A questo proposito, l’assessore ha ricordato l’accordo, previsto a breve, tra ministeri del Lavoro e della Finanza con la Provincia autonoma di Trento che sancirà il riconoscimento del “modello di ammortizzatori sociali su base territoriale, meno settoriale e corporativo”. Infine Olivi ha riconosciuto nella nuova formazione dei lavoratori, il terzo elemento distintivo, basato sul bilancio delle competenze e il coinvolgimento diretto degli stessi lavoratori nella transizione dal precedente lavoro a quello futuro.
L’osservatorio privilegiato dell’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, ha permesso a Stefano Sacchi, attuale commissario straordinario, di indicare le criticità del mercato del lavoro in Italia: “Da tempo registriamo un’elevata disoccupazione giovanile e una bassa partecipazione femminile, così come il nostro Paese appare ancora oggi spaccato tra contratto di lavoro a tempo determinato (giovani) e indeterminato (lavoratori maturi). Questo determina divisione sociale e differenze sul mercato del lavoro, rafforzate dal sistema di welfare nazionale”.
Secondo Sacchi, il Job Acts ha cercato di contrastare gli effetti negativi delle precedenti riforme (ad incominciare dall’abuso del tempo determinato per i contratti di assunzioni, soprattuto di giovani) e l’elevata disoccupazione giovanile.”Dobbiamo imparare da Trento - ha aggiunto il professor Sacchi - investendo in politiche attive, conciliazione tra famiglia e lavoro, e rafforzando il contratto a tutela crescenti con decontribuzione, che devono essere considerati come un solo ambito. Non dobbiamo però dimenticare di contrastare la povertà, con programmi per il reinserimento dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro e di coloro che non ci sono mai entrati”.