
Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, anticipando alcuni dati del rapporto che nei prossimi giorni sarà presentato al Ministero della salute, ha evidenziato che dal 2001 al 2016 il finanziamento pubblico ha ridotto le risorse per la sanità.
“Anche se nell’ultima manovra sono 2 i miliardi che il Governo ha stanziato per il sistema sanitario - ha affermato - questi tuttavia coprono capitoli di spesa dove le regioni non possono intervenire. L’Italia siamo il primo dei Paesi poveri con circa 3000 dollari a testa di risorse stanziate per la sanità, ma siamo secondi per spesa che i cittadini affrontano di tasca propria. Nel Def 2017 si stabilisce che dal 2019 ci saranno 4 miliardi di euro in meno per la sanità. I nuovi Lea non sono sostenibili perché non c’è un metodo rigoroso di valutazione dei criteri di selezione della tipologia di prestazioni, a fronte, poi, di una sanità dove ogni cittadino spende di tasca propria 500 euro in media l’anno”. “Il servizio sanitario nazionale è sofferente e non riesce a coprire il fabbisogno di cura e tutela della salute.
A tale situazione si aggiunge anche la corruzione che sottrae risorse al servizio pubblico”. Così Paolo Bertaccini Bonoli di Transparency International Italia ha introdotto i risultati di uno studio di ricerca intitolato ‘Curiamo la corruzione’ in cui si indica che in Italia nel 2016 1/4 delle aziende sanitarie ha registrato episodi di corruzione, mentre il 51,7% non ha piani di anticorruzione adeguati, e, infine, il 6% delle spese correnti annue del Sistema sanitario nazionale è riconducibile a corruzione e sprechi. La mediatrice culturale di Emergency, Maria Teresa Laurina , ha sottolineato come dall’osservatorio di Emergency si notano ampie fasce di popolazione che non accedono alla strutture del servizio sanitario pubblico per motivi economici e linguistici, come nel caso degli immigrati .
“Dal 2006 i progetti di Emergency - ha affermato - sono lievitati e riguardano il sostegno in alcuni campi di cura e di prestazioni dove sono forti le disuguaglianze . A partire dall’odontoiatria, inaccessibile a molti italiani, seguita dal pagamento dei ticket che i disoccupati non possono permettersi soprattutto per le visite specialistiche. Per i richiedenti asilo è prevista poi l’esenzione dai ticket solo nei primi due mesi di permanenza in Italia, perché dopo sarebbe previsto l’ingresso nel mondo del lavoro, che però non è mai così. Di difficile utilizzazione sono anche i presidi diabetici, nel caso di persone irregolari che non hanno requisiti per l’iscrizione al Servizio sanitario.
Poi i minori , figli di irregolari non possono iscriversi al Servizio sanitario pubblico e non hanno diritto al pediatra, così posso rivolgersi solo al Pronto Soccorso che risulta troppo costoso”. “Il nostro impegno - ha concluso - è quello di cercare una collaborazione costante con le aziende sanitarie e con i ministeri competenti”.