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Rampini, lo ha ricordato Possamai in apertura, ha dedicato molte opere a temi come quelli approfonditi dal Festival dell'Economia di quest'anno. "Nella grandezza della storia di Venezia - ha sottolineato Possamai, attingendo alla toponomastica della città - c'è la capacità di incontrare, mescolare, includere". Tre fotografie, la prima di un ingegnere e programmatore, travestito da clown, il Golden Gate, un quartiere di Brooklyn ora polo di attrazione per gli artisti, sono servite a Rampini per mostrare che uno degli ingredienti dei luoghi della crescita è incoraggiare il talento creativo, il pensiero fuori dagli schemi, un altro è la bellezza dei luoghi che ospitano la crescita e infine che la creatività artistica è più legata al dinamismo economico di quanto si possa credere. "Nei miei ultimi sedici anni – ha detto Rampini – ho letteralmente inseguito i luoghi della crescita. Ho constatato che San Francisco e New York sono anche luoghi che hanno prodotto rivoluzioni tecnologiche".
La California era una potenza agricola, ha ricordato Rampini. A seguito dell'attacco a Pearl Harbor, l'industria bellica si spostò sulla costa occidentale, con importanti investimenti pubblici. Accanto all'impulso pubblico c'è stato però anche un grande investimento nelle università, specialmente quelle a indirizzo scientifico. Ma perché la Silicon Valley, come fenomeno di sviluppo, è nata proprio lì? Si sono creati circoli virtuosi, un mercato del lavoro competitivo dal lato della domanda, lo stimolo dato alla ricerca a creare start up, a produrre innovazione. "Non è un caso – ha aggiunto Rampini - che la California dell'innovazione tecnologica, sia anche la California dell'innovazione politica, valoriale, di costume". La California, per Rampini, è una terra che contiene valori che noi definiremmo di sinistra, come le battaglie per l'ambientalismo e i diritti civili, ma anche elementi che definiremmo di destra, come i movimenti contro le tasse. E' una realtà anche molto individualista: nella Silicon Valley i sindacati non hanno avuto grande diffusione. "Ma la California – ha detto ancora Rampini - è anche una terra multietnica." New York, ha aggiunto Rampini, è una meta scelta anche da molti italiani, e che ha in sè un dinamismo legato sia all'innovazione che alla finanza, al settore immobiliare, alla cultura, uno dei settori che ha aiutato molto la città nell'ultima crisi; mentre Wall Street sprofondava e altri ambiti economici soffrivano. "Quelli che hanno tenuto – ha detto Rampini – sono i grandi poli universitari, i musei, vera industria cittadina, il teatro". Tornando alla California, ha detto Rampini, c'è un grande rapporto tra le aziende della Silicon Valley e la finanza, tra la tecnologia e la borsa. "La borsa - ha detto Rampini - ha fatto ricchi molti protagonisti della Silicon Valley". Diseguaglianze enormi, però, si affacciano anche dove la ricchezza si è prodotta, spesso a vantaggio di una elite ristretta. La crescita cinese ha un forte legame con la California, da cui sono state trasferite verso oriente molte lavorazioni. I centri di progettazione sono rimasti tutti nella Silicon Valley ma la produzione spesso è fatta in Cina o in altri paesi orientali. "Quella americana e quella cinese - ha sottolineato Rampini - sono diventate economie complementari". La differenza è però che quella cinese è rimasta un'economia molto dirigista, con una forte presenza dello Stato. Da anni, ha evidenziato ancora Rampini, la Cina investe in ricerca e innovazione e tuttavia non ci sono casi come la Silicon Valley, il Paese non attira talenti dall'estero, chi va a lavorarci lo fa spesso per aziende non cinesi. L'Italia, per Rampini, può far leva sulla sua bellezza naturale, sulla qualità della vita, sulla sua storia, sulla cultura, sulla capacità di attrarre, per tornare ad essere un luogo di crescita. "Vanno ascoltati di più – ha detto Rampini – i cervelli italiani che hanno lasciato il loro paese. E' un'intelligenza che abbiamo disseminato nel mondo e che sta nei luoghi della crescita".