L'obiettivo è migliorare la qualità di un servizio, quello dei nidi d'infanzia, molto importante per le famiglie, cercando di razionalizzare e di usare al meglio le risorse disponibili. La riflessione sui parametri strutturali e organizzativi sta impegnando da tempo l'amministrazione provinciale insieme alle amministrazioni comunali. Si tratta di un percorso complesso, ancora in corso, condotto con un metodo di lavoro improntato al dialogo e al confronto con i titolari dei servizi. Nessuna modifica al riguardo è prevista per l'anno educativo 2015/2016, l'amministrazione provinciale è infatti pienamente convinta che percorsi di tale spessore debbano necessariamente trovare anche uno spazio di confronto esterno. Già nella giornata di ieri è stata data piena rassicurazione agli operatori del settore e ai sindacati che nel mese di giugno verranno fornite tutte le informazioni su quanto, fino ad oggi, è stato elaborato.
Fatta questa premessa, occorre chiarire che il percorso avviato dalla Provincia non può essere, in maniera semplicistica, ricondotto ad una mera operazione di modifica dei requisiti. In gioco c'è molto di più, ovvero la prospettiva di sviluppo qualitativo per questi servizi, la loro sostenibilità futura e soprattutto l'esigenza di una flessibilizzazione in linea anche con le riflessioni che emergono a livello nazionale e europeo.
Molte regioni hanno avviato, analogamente alla Provincia di Trento, una rivisitazione delle normative e anche a livello nazionale si stanno delineando le linee guida per il piano di sviluppo dei nidi. Il percorso intrapreso si è mosso in sintonia con questo quadro avendo quindi come sfondo le riflessioni di più ampia portata entro le quali si colloca oggi il dibattito sui servizi per la prima infanzia. In tale cornice, l'amministrazione riconosce alcuni principi cardine, irrinunciabili, che hanno guidato la riflessione fin qui avviata.
Il primo, quello della qualità raggiunta. Da preservare e salvaguardare quale condizione di base che da garanzia e tutela all'offerta educativa per i bambini. Si è rifiutato di partenza ogni elemento che possa pregiudicare o anche solo porre in crisi l'elevato spessore culturale e pedagogico assicurato dai servizi per la prima infanzia. Il secondo principio consiste nel coniugare una effettiva problematica di natura economica, sottolineata peraltro dall'ultimo Protocollo di finanza locale, con l'esigenza più complessiva di dare maggiore flessibilità ai servizi e garantire loro una futura sostenibilità e una possibilità di espansione e crescita anche in territori oggi scoperti. Nessun taglio in vista dunque, quanto piuttosto la massima valorizzazione dei servizi.
Il terzo principio è quello di avvicinare la normativa al quadro di realtà. Questo soprattutto per i parametri di tipo strutturale. La gran parte dei servizi oggi presente sul territorio attinge alle deroghe consentite dalla norma e di conseguenza, già nei fatti, sussiste un'esigenza di ridefinizione dei parametri assunti come riferimento generale. La riflessione qui ha inteso porre un punto fermo: considerare nella metratura gli spazi interni assolutamente vitali per i bambini. Si vuole superare un criterio anacronistico che conteggia ai fini del parametro anche spazi di pertinenza delle strutture, per valorizzare invece gli spazi che hanno una chiara funzione educativa. Già di partenza la Provincia di Trento ha parametri di maggior favore rispetto ad altre regioni italiane. Ad esempio, il parametro di 10 mq a bambino per gli spazi interni - oggi normato - è da confrontare con altre realtà, dove lo stesso parametro è pari a 7 mq come in Emilia Romagna, a 8 mq in Toscana, a 7 mq nel Lazio, a 5 nel Friuli Venezia Giulia, a 6 mq in Campania. Dato di scenario che delinea un contesto nazionale dove i parametri sono dosati su criteri di fattibilità.
Quarto principio, rimodulare le fasce evolutive in modo più coerente con quanto la ricerca pedagogica mette in evidenza. Il passaggio possibile è dalle due alle tre fasce di età, più coerenti con l'evoluzione dei bambini. Una maggiore distinzione delle fasce favorisce la progettualità, l'organizzazione mirata e la gestione più finalizzata dei gruppi infantili. L'ipotesi su cui si sta lavorando preserva comunque da qualsiasi modifica di parametri la fascia di età dai 3 ai 12 mesi che costituisce il periodo più delicato e interviene con estrema graduazione sulle età successive, dove la combinazione dei gruppi di bambini è favorita dalla loro capacità sociale e relazionale. La scelta di orientarsi verso le tre fasce di età è già assunta in Regioni avanzate nella gestione di servizi per l'infanzia che hanno modificato di recente i requisiti. Il riferimento qui è ancora alla Toscana dove il rapporto medio adulti/ bambini distribuiti sulle 3 fasce di età è pari a 7,67, all'Emilia Romagna con un rapporto pari a 7,33. Il rapporto medio in Provincia di Trento è attualmente pari a 7,5. Il piano nazionale di sviluppo dei servizi socio educativi si sta attestando sul rapporto medio adulto bambino pari a 1 a 8 su tre fasce di età. -
Nulla è stato deciso, il confronto è aperto
NIDI DI INFANZIA: OBIETTIVO QUALITÀ
Con riferimento ad alcuni articoli apparsi oggi sulla stampa locale, relativi alla tematica dei nidi di infanzia, la Provincia autonoma di Trento intende fornire alcune precisazioni al fine di inquadrare correttamente le questioni emerse.-