Sabato, 01 Giugno 2013 - 02:00 Comunicato 1589

NAZIONALIZZARE LE BANCHE? NO, MEGLIO PENSARE ALLE REGOLE

Se si parla di nazionalizzazione delle banche ovvio pensare che, sotto sotto, si parli ancora e sempre di socializzazione delle perdite, rimanendo invariato il secondo termine del rapporto, ovvero la privatizzazione dei guadagni. Ma al confronto tra il presidente de La Finanziaria Trentina Lino Benassi, il direttore regionale per il Nord Est di Intesa Sanpaolo Omar Lodesani e il direttore generale di Unicredit Roberto Nicastro, ospitato nella sede della Banca di Trento e Bolzano, non s'è parlato tanto di questo, quanto della trasparenza delle banche, delle regole, di accesso al credito, della s/fiducia tra banche e pure degli stipendi (scandalosi) dei banchieri.-

Ecco le risposte che i tre interlocutori hanno dato a Sebastiano Barisoni, moderatore del confronto a tre.
Benassi: "Ci sono voluti 50 anni in Italia per passare da un sistema pubblico a un sistema privato universale. Ne abbiamo viste di tutti i colori, c'erano banche ben gestite e mal gestite. All'inizio degli anni 80 è fallito il sistema bancario spagnolo, in Italia solo agli inizi degli anni 90 si è messo in moto un processo di liberalizzazione e susseguente privatizzazione. Il nostro problema è che la nostra economia e da sempre bancocentrica, per cui se la banca va male va in crisi il sistema. La banca è un'impresa, ha bisogno di capitali e quindi la maggior parte delle banche è quotata. Il sistema bancario è il sangue del sistema economico e non c'è nazionalizzazione che tenga. Un tempo le banche servivano a dare soldi alle imprese, non c'era speculazione, oggi questa attività arriva al massimo al 30 per cento, il maggior profitto deriva dal trading.
La trasparenza? Se le cose vanno bene essere trasparenti non costa nulla, ma se le cose vanno male essere trasparenti per una banca diventa un suicidio. Una banca non ha i principi contabili di una industria, ma se portiamo tutto all'esasperazione finiamo per chiuderle tutte. Per un'industria la trasparenza è un dovere, per una banca si tratta di fissare delle regole".
E gli stipendi dei banchieri? Possono valere quelli di mille dipendenti? "Dipende dai dipendenti - è stata la risposta b- . Ci vuole certamente più moralità, non è possibile che un banchiere che non rischia nulla abbia quegli stipendi".
Per Nicastro "il punto di equilibrio passa attraverso le regole, dobbiamo essere onesti. Le banche sono attori fondamentali del sistema economico, quando non funzionano fanno saltare il sistema, ed è giusto che vi siano delle regole, e negli ultimi anni ne sono state introdotte almeno 350-400 di nuove. Dobbiamo chiederci però dove si posiziona il pendolo rispetto alle regole, che a volte tendono ad essere contraddittorie: qual è il giusto set combinato di regole che dia equilibrio al sistema? Sono d'accordo con chi dice che più che nazionalizzare le banche sarebbe forse il caso di tornare ad avere banchieri un po' meno arroganti e più mezzemaniche".
Per Lodesani, infine, "non tutti i paesi hanno privatizzato. Il punto critico del nostro business è che noi dobbiamo restituire il denaro. Quando sei in iper regolamentazione sei già di fatto nazionalizzato. Va bene abbassare gli stipendi dei banchieri, ma il problema è definire a cosa sono legate quelle retribuzioni. Noi viviamo solo se riusciamo a fare buoni impieghi, confrontandoci con il problema della affidabilitá dell'impresa che chiede credito".

Web: www.festivaleconomia.it
Twitter: @economicsfest
Facebook: www.facebook.com/festivaleconomiatrento -