In una conca ricoperta dai vestiti multicolori di oltre duemila persone è andato in scena il secondo appuntamento de I Suoni delle Dolomiti. Tutt'attorno le onde petrose e abbaglianti del gruppo delle Pale di San Martino, magico in tutti i suoi 50 chilometri quadrati di superficie. Protagonisti dell'evento, assieme alle Dolomiti, erano il noto violoncellista Mario Brunello e l'alpinista (qui tra le montagne di casa) Maurizio Zanolla, detto Manolo. Un concerto particolare perché proposto al termine di tre giorni di trekking durante il quale il pubblico ha potuto apprezzare e comprendere in effetti che quanto proposto era il risultato di un percorso di conoscenza e riflessione che andava ben oltre il momento.
Così le musiche proposte da Brunello e le parole di Manolo hanno portato con sé emozioni maturate e affinate al contatto con la roccia e lungo sentieri percorsi cibando nel silenzio pensiero e anima. Questo insolito resoconto di viaggio è cominciato anzitutto con Bach, amatissimo dal violoncellista veneto ma anche - e qui lo si è scoperto - da uno scrittore come Pasolini che innamorato del compositore tedesco, lo ha studiato ed ha definito la sua musica come "dialogo tra carne e cielo". Un definizione mai sembrata tanto vera quanto oggi per le innumerevoli ascensioni e discese che si son potute seguire nell'esibizione di Brunello dalla Terza Partita per violino solo preparata e introdotta dalla Misterium Passacaglia di Biber, fino alla Seconda Partita in re minore sempre per violino. Brunello suona e spiega e cattura tutti coinvolgendoli nel senso di mistero di questa musica. Mistero che coincide con un momento particolarmente significativo di Bach, la perdita della moglie Maria Barbara, che si trasforma in indagine profonda dell'esistenza, del suo essere alternanza di vita, morte e resurrezione ma che diventa anche spinta creativa tale da tracciare un percorso nuovo nella musica per violino. È il miracolo della Ciaccona a cui Brunello affida la parte conclusiva di questo sentito omaggio a Bach.
In questa alternanza di pieni e vuoti che tanto richiama una linea di ascensione su una parete non potevano mancare le parole di Manolo, applaudito e amatissimo, che si è immerso in quello che può essere considerato il primo racconto di ascensione ossia l'atscesa al Monte Ventoso di Francesco Petrarca. Oggi lo si rivede durante le gare ciclistiche - spiega all'inizio Manolo - ma quando il Petrarca incontra dei pastori che lo scoraggiano dal proseguire perché non avrebbe trovato nulla in cima... beh quel passo per Manolo diventa occasione per ritornare all'infanzia e alla scoperta della montagna. Al mistero e alla paura iniziale ecco finalmente sostituirsi il miracolo della comprensione e della rivelazione una volta toccata la roccia. Una sorta di epifania di quello che avrebbe potuto scoprire, un percorso di crescita e conoscenza che coincide con l'eterna ricerca dell'uomo e delle infinite possibilità di futuro. Manolo riesce a trasmettere ancora l'emozione che la roccia riesce a donargli e il pubblico lo ripaga con tanti applausi mentre Brunello, imbracciato il violoncello piccolo, congeda i presenti con una commovente melodia armena in accoppiata a un canto di montagna, un benaugurante saluto per una felice discesa a valle.
Le immagini del concerto di Mario Brunello sono disponibili su