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"Vi sono forti squilibri fra le diverse aree geografiche, anche all'interno dello stesso Paese – ha spiegato Moretti – come negli Stati Uniti dove città come San Francisco o Boston hanno tassi di laureati attorno al 50% e salari medi fra gli 80 e i 100 mila dollari annui. Mentre altre città, come Merced o Yuma, con una tasso di laureati di poco superiore al 10%, viaggiano su salari fra i 50 ed i 60 mila dollari. Dove il capitale umano è maggiormente scolarizzato si registrano picchi di produttività e di PIL più alti. Queste differenze fra aree geografiche – ha aggiunto – non stanno scomparendo, ma anzi il divario continua ad aumentare, anno dopo anno le regioni e le città più forti diventano sempre più forti e le più deboli lo sono sempre di più. Nel mercato del lavoro, diminuiscono i numeri di posti di lavoro a bassa scolarità e aumenta il numero di quelli ad alta scolarità. Le economie in crescita – ha spiegato Moretti – producono beni innovativi e non riproducibili e non possono essere delocalizzati, anche perché i lavoratori sono in media più produttivi e creativi. Ma la cosa più interessante – ha concluso Moretti - è che la crescita nei settori dell’innovazione, fa crescere anche il resto del mercato del lavoro. Ogni posto di lavoro, produce 5 posti di lavoro nei settori dei servizi locali, per lavoratori con bassa scolarità".