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“La maggior parte dei cervelli che rientrano in Italia (59%) non è sposata e ha un livello di istruzione alto - ha osservato Balduzzi -all’estero ha svolto soprattutto attività lavorative altamente specializzate (70%). Al rientro uno degli ostacoli più pesanti che riscontrano è l’assenza di meritocrazia. Tuttavia tornano in Italia perché all’estero non riescono a soddisfare tutte le aspettative nei confronti del lavoro e della qualità di vita in generale”. “Per poter approfondire questo problema - ha spiegato - abbiamo sviluppato un indice di meritocrazia. Tra i parametri ci sono libertà, pari opportunità, qualità del sistema educativo, attrattività per i talenti, regole,trasparenza e mobilità. Se confrontiamo il grado di meritocrazia nei diversi Paesi europei vediamo che l’Italia è all’ultimo posto della graduatoria. Anche per ognuna delle dimensioni considerate. Questo indice è stato misurato due anni fa, e lo scorso anno, e abbiamo visto che la situazione è peggiorata e l’Italia non sta facendo nulla per migliorare la meritocrazia. Sulla base di un nostro questionario abbiamo evinto delle proiezioni che indicano un livello molto basso di istruzione dei giovani in Italia, dove solo il 20% consegue una laurea, mentre negli altri Paesi il dato relativo è superiore, molti, poi, sono i cosiddetti ‘Neet’. Il 43% dei giovani è convinto che per realizzare se stessi debba lasciare l'Italia . Un dato simile è stato rilevato in Spagna , mentre i tedeschi pensano che andare all’estero sia un’esperienza fantastica per la propria conoscenza. La circolazione di talenti è senza dubbio positiva, quindi contrastare la mobilità non è la risposta giusta al problema, ma bisogna risolvere il problema della meritocrazia. La soluzione deve essere cercata in una migliore qualità dell’ istruzione e nel rapporto tra istruzione e mondo del lavoro. Questa è la direzione seguita anche dalla mission della società Carlisle Brake & Friction rappresentata dal vicepresidente dell'area Asia Daniele Di Cristina che promuove progetti sostenibili che mettano in grado gli studenti di acquisire leadership in particolari settori dell’economia.
In merito alla questione è intervenuto Alvin Rohrs, presidente di Enactus Worldwide, illustrando con un video l’attività dell’organizzazione Enactus che promuove idee di business nel mondo per creare generazioni di leader tra i giovani. Sono 70.000 gli studenti coinvolti in 36 Paesi diversi del mondo, con 5000 progetti che ogni anno hanno un effetto sulle vite di due milioni di persone nel mondo nell’ambito di 17 aree degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu per il 2030.