I dati pubblicati da Agenzia del Lavoro relativi al periodo gennaio-maggio, evidenziano delle criticità sui saldi occupazionali e quindi sulla differenza nel periodo di riferimento tra assunzioni e cessazioni lavorative. Il saldo occupazionale nei primi cinque mesi dell’anno è negativo, per circa 1.500 unità, il che non vuol dire che si sono persi altrettanti posti di lavoro, ma semplicemente che al momento le uscite lavorative prevalgono sulle entrate.
Da una più attenta lettura dei dati ci si accorge che il saldo negativo dei primi cinque mesi del 2019 si determina nel solo comparto dei pubblici esercizi e del turismo dove un maggior numero di cessazioni in questo periodo è assolutamente normale considerando che nei primi cinque mesi dell’anno si contano le cessazioni di gennaio e febbraio dovute dalla chiusura della precedente stagione turistica invernale e non si contano invece le assunzioni per la stagione estiva che si realizzeranno tra il mese di giugno e quello di agosto. Peraltro, un minor numero di assunzioni nel turismo, che anche quest’anno lamenta difficoltà di reperimento di personale, può indicare non un cattivo andamento del comparto, ma semplicemente che le imprese non trovando lavoratori siano state costrette a ridurre i fabbisogni di personale. Va detto che, se si guarda il medesimo periodo del 2018, il saldo occupazionale complessivo della provincia di Trento era negativo di sole 76 unità. Ed è quindi evidente che quest’anno alcuni settori, nei primi cinque mesi, pur continuando ad assumere, lo hanno fatto in misura inferiore al 2018.
Non bisogna poi sottovalutare l’incremento della qualità del lavoro sul mercato. Il calo delle assunzioni si accompagna infatti con un’importante crescita della stabilità lavorativa: per maggior numero di assunzioni (+1.316) e di trasformazioni (+1.475) a tempo indeterminato rispetto al 2018.