
Solo negli Stati Uniti ci sono 100.000 persone in attesa di un trapianto di rene. Altre 100.000 in Europa, di cui 9.000 in Italia. Solo il 15% dei pazienti potrà essere accontentato entro un anno. La donazione di organi resta un tema delicato, che all'economia interessa nonostante sia considerato disdicevole praticarla a pagamento. Eppure, per ogni trapianto, il sistema sanitario risparmierebbe 100.000 dollari l'anno di dialisi, garantendo peraltro migliori condizioni di vita ai malati trapiantati. Tanti interrogativi aperti: indennizzare i donatori aumenterebbe le donazioni? Test e sondaggi condotti in Nordamerica e Argentina hanno rivelato che il pubblico considera più accettabile che il prezzo di un organo sia pagato dallo Stato, non dai singoli. C'è il forte pregiudizio che il trapianto a pagamento sia appannaggio delle classi abbienti e la donazione interessi soprattutto i poveri. Il professor Nicola Lacetera, che a Toronto si occupa di economia sperimentale, aggiunge che vanno valutati i rischi. Dare un prezzo a un organo donato significherebbe incentivare categorie sociali in cui le malattie infettive sono diffuse? In Cina, ha raccontato Ignazio Marino, chirurgo specialista in trapianti ed ex sindaco di Roma, esperto in bioetica, si pratica la "donazione" di prigionieri condannati a morte. "Sono profondamente contrario" ha dichiarato Marino al pubblico del Festival. Dopo aver ricordato che il primo trapianto avvenuto con successo risale al 1954. Per quanto riguarda le donazioni di sangue, Lacetera ha ricordato come l'OMS (Organizzazipone Mondiale della sanità) ha ribadito che non apprezza un sistema di ricompense per i donatori di sangue anche se questo aumenterebbe enormemente la disponibilità di sangue donato. "La ripugnanza è un limite economico" la conclusione del Nobel Roth, che ha però ricordato che creare mercati legali per la donazione di organi ridurrebbe le vaste sacche di illegalità in questo campo.