Martedì, 03 Gennaio 2017 - 17:04 Comunicato 15

Le raccomandazioni dell'Azienda sanitaria
Meningite, nessun allarme o epidemia in Trentino

Da molti giorni vengono riportate dai mezzi di informazione notizie su tutti i casi di meningite che si verificano quotidianamente in Italia, mettendo sullo stesso piano differenti malattie causate da germi molto diversi l’uno dall’altro: pneumococco, emofilo, meningococco e altri ancora. Tali notizie hanno sortito l’effetto di un “allarme meningite” e la percezione da parte di molti cittadini di un serio pericolo di epidemia in Italia. I dati invece dimostrano che non c’è nessuna epidemia in corso né in Italia né in Trentino e che i casi di meningite riportati rientrano nell’ambito del numero osservato negli anni precedenti. Va sottolineato, inoltre, che alcuni germi, quali lo pneumococco e l’emofilo, pur essendo causa di meningite danno luogo a casi isolati e non sono in grado di determinare epidemie.

Già da alcuni anni, in seguito all’introduzione delle vaccinazioni eseguite nei primi mesi di vita, i casi di meningite da emofilo e da pneumococco nei bambini sono diventati rarissimi. Anche per quanto riguarda il meningococco, germe in grado di determinare raramente focolai epidemici, non vi è alcuna epidemia in corso né in Italia né in Trentino.

L’Azienda provinciale per i servizi sanitari ricorda che l’offerta vaccinale adottata in provincia di Trento fornisce la protezione più ampia possibile per i principali tipi di meningite (da emofilo, pneumococco, meningococco) e che i servizi vaccinali provvedono alla chiamata diretta di bambini e adolescenti all’età ideale per eseguire le vaccinazioni, poiché il rischio di meningite differisce in relazione all’età.

Pertanto è importante che i genitori effettuino tutte le vaccinazioni previste dal calendario vaccinale, senza ritardi, per assicurare ai propri figli la miglior protezione possibile. L’Azienda sanitaria invita i cittadini a collaborare evitando la richiesta indiscriminata e immediata di vaccini contro la meningite, che determina la formazione di lunghe liste d’attesa e mette in crisi l’operatività dei servizi vaccinali; tale richiesta, nell’immediato, non è motivata in considerazione dell’assenza di pericolo epidemico e in molti casi non trova giustificazione in relazione all’età e al rischio individuale del richiedente.



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