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La manovra che sta prendendo corpo parte anzitutto dalla consapevolezza di un quadro macroeconomico che mostra un andamento del PIL del tutto insufficiente. Ecco perché è necessario che la "bussola", che in un certo senso la nostra finanziaria rappresenta, punti con decisione sulla crescita del prodotto interno lordo provinciale, in particolare:
- utilizzando le competenze sui tributi propri provinciali non solo come strumento per integrare le risorse ma anche quale fattore di competitività territoriale per attrarre nuove imprese e per stimolare quelle già presenti a fare nuovi investimenti;
- intervenendo sugli attuali assetti di spesa, selezionando ad esempio gli investimenti che meglio sostengono lo sviluppo del territorio e la competitività delle imprese, in tutti gli ambiti (industriale, agricolo, turistico, culturale, cooperativo e così via). Parliamo anche di investimenti "immateriali", rivolti alle risorse umane, che comprendono formazione, lingue straniere, competenze manageriali, capacità di approcciare i mercati esteri.
Puntare sullo sviluppo significa naturalmente rilanciare il lavoro. Fra le azioni previste nella manovra, l'anticipo del reddito di attivazione - rispetto al panorama nazionale - che permetterà una razionalizzazione degli interventi a valere sul reddito di garanzia oltre che un miglior raccordo con le politiche attive e passive del lavoro, e una revisione delle politiche del Progettone.
Oltre al versante industriale, come abbiamo detto, la manovra non trascura l'agricoltura, altra risorsa fondamentale dell'economia trentina: le risorse saranno impiegate per migliorare la competitività delle aziende agricole e favorire la loro diversificazione, assicurando il ricambio generazionale e stimolando l'approccio collettivo sia agli investimenti che alla gestione del territorio. Lo stesso dicasi per il turismo, la cultura e l'ambiente, che oltre al loro valore intrinseco sono anche fattori di competitività imprescindibile.
Coniugare efficienza e risparmi è anche un obiettivo della riforma delle Comunità, chiamate ad una logica di programmazione e investimento sui territori in un'ottica sovracomunale e non dispersa. Al tempo stesso si faranno sentire gli effetti della maggiore autonomia finanziaria degli enti locali e dell'azzeramento dei debiti contemplato dal Patto di garanzia.
Sugli investimenti, si sconta il duplice effetto del calo delle risorse e degli impegni già assunti in passato sul versante delle opere pubbliche, a cui si farà fronte anche incentivando il parternariato pubblico-privato. Ciò, in attesa che si esauriscano gli effetti degli impegni presi e che la ripresa finalmente decolli. Nel 2018, inoltre, spariranno i vincoli del Patto di Stabilità e si potranno quindi riutilizzare le risorse rimaste inutilizzate, mentre calerà anche il peso degli accantonamenti.
"Il flusso degli investimenti riprenderà dal 2018 - conferma Rossi - mentre per ora dobbiamo mettere in sicurezza quanto già deciso. Il nostro impegno deve andare nella direzione di costruire un territorio più competitivo e amico delle imprese, utilizzando tutti gli strumenti di cui disponiamo, l'Irap, la fiscalità, le cablature, e spingendo al massimo il pedale dell'efficienza".
Le risorse disponibili consentono comunque di realizzare, nel triennio 2015-2017, lavori e manutenzioni straordinarie alle opere pubbliche per un importo complessivo pari a circa 100 milioni di euro annui a cui si aggiungono quelli degli enti locali stimabili in altri 100 milioni.
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