Per molte ragioni Malga Zonta continua ad essere fonte di ispirazione, dunque, a 69 anni dall'eccidio nazifascista che costò la vita a 14 partigiani e a tre malgari che si erano arresi alle forze naziste, per restare al crudo dato storiografico ("15 di loro avevano meno di 24 anni - ha ricordato Ferrandi - e 2 non ancora 18). Per la forza della memoria di quell'evento, che resiste al passare del tempo. Ma anche per lo stratificarsi dei tanti momenti tragici che hanno segnato gli altipiani di Lavarone, Folgaria, Sette Comuni, legati a due conflitti mondiali e alla Guerra Fredda, con la famosa base Nato "Tuono", nei pressi della malga, oggi trasformata in un museo visitabile durante la bella stagione. E certamente per la tenacia con cui le associazioni partigiane e combattentistiche, assieme anche agli enti locali, continuano a conservare e al tempo stesso ad attualizzare il messaggio che stragi come questa consegnano ai posteri.
Il tutto è stato ben sintetizzato dall'assessore Olivi nel suo intenso intervento: "La presenza del Governo qui, sta a significare che malga Zonta non è un fatto isolato, che appartiene solo a queste montagne e a questi altipiani, ma si inscrive nell'ordito del nostro ordinamento democratico, in quella Costituzione che potrà pure essere sottoposta a qualche manutenzione, ma guai a noi se venisse scardinata. Vengo qui da sempre - ha ricordato l'assessore, già sindaco di Folgaria - perché questi sono i miei luoghi. E ad ogni visita cresce in me la consapevolezza che quella dei partigiani fu una scelta di ribellione, contro coloro che ripudiavano i valori della libertà e dell'uguaglianza, in nome di altri valori, legati all'idea della superiorità di una razza sulle altre. Certi eventi accaduti quest'estate ad una collega del ministro (palese il richiamo al ministro Kyenge, ospite in questi giorni del Trentino ndr) ci devono far tenere alta la guardia. La democrazia non è una conquista data una volta per tutte. La crisi sta mettendo in discussione i valori della giustizia, dell'equità sociale, della centralità del lavoro. Di fronte a ciò, la politica deve essere capace di guidare una nuova e pacifica ribellione, e deve essere in grado non solo di 'fare' ma anche di dire qualche no. No al fatto che i costi della crisi li paghino i più deboli, ad esempio. No all'intolleranza nei confronti dei più esposti, dei 'diversi', no a queste odiose forme di violenza che vediamo crescere nella nostra società, compresa la violenza sulle donne. E attenzione anche alle derive del populismo, che distorcono la realtà per rendere le cose più semplici di quanto non siano. Se fossero semplici non si dovrebbe ad esempio ribadire concetti come quello della giustizia uguale per tutti". Per Olivi, infine "i valori ai quali ci richiamiamo oggi sono anche i valori della nostra Autonomia, che nasce proprio dalla volontà di conciliare le diversità e di promuovere la convivenza pacifica, sanando le ferite che la storia ha aperto, e che in queste terre sono state, come sappiamo, particolarmente profonde. Dobbiamo farlo rivolgendoci soprattutto ai giovani, risvegliando in essi, se mai fosse necessario, la volontà di 'combattere' per la difesa e l'affermazione di questi valori".
Il ministro Zanonato ha detto che anche dai morti di malga Zonta deve arrivare una lezione di unità, che punti a mettere assieme le forze necessarie per cambiare il Paese. Questa, secondo il ministro, è stata anche la grande intuizione della Resistenza, che seppe unire forze diverse, dai monarchici ai comunisti, passando per i liberali e i democristiani. L'unità è stata anche alla base dei primi governi dell'Italia fuoriuscita dal fascismo, nel periodo 1943-47, grazie ai quali è stato possibile scrivere la Costituzione. "L'attuale Governo - ha spiegato - si pone due obiettivi: tirare fuori l'Italia dalla crisi e economica e creare le condizioni per dare al Paese un governo stabile, che sia espressione della volontà degli italiani. Tutto ciò nella consapevolezza che senza sviluppo economico a pagare della scarsità di risorse sono per primi i più deboli e i più esposti, e ribadendo al tempo stesso che la ripresa deve poggiare sull'equità. Oggi alcuni segnali di ripresa si cominciano a vedere e dobbiamo insistere su questa strada".
Al ministro è arrivata anche qualche contestazione, relativa soprattutto alla nota vicenda del "muro" di via Anelli, una recinzione costruita nell'ambito di una serie di misure volte ad arginare la criminalità in un quartiere di Padova, poi rimossa. "Chi mi accusa di avere realizzato un ghetto - ha detto il ministro rivolgendosi ai contestatori - dovrebbe prima informarsi. Ho consegnato personalmente a 300 famiglie di immigrati che prima vivevano in alloggi degradati, delle abitazioni dignitose".
Foto e immagini video a cura dell'ufficio stampa (in allegato alle immagini video: intervista all'assessore Alessandro Olivi). -